Cara provincia
Martedì 15 Settembre 2009
L’eroe Impastato e gli uomini da ricordare
Non si capisce per quale motivo le glorie locali debbano essere sostitutive di quelle che locali non sono. Che cosa impedisce di celebrarle entrambe?
È con grande perplessità e rammarico che apprendo la notizia della rimozione della targa dedicata a Peppino Impastato presso la biblioteca di Ponteranica, gesto motivato dal fatto che il sindaco ritiene che sia meglio onorare i personaggi locali. Oggi si parla tanto, soprattutto nei piccoli paesi, di giovani senza motivazioni, senza esempi da seguire.Forse si riesce a capirne il motivo alla luce di queste notizie.
Un uomo di coraggio, integro, forte dei suoi ideali, capace di urlare la verità e non rimanere in silenzio: questo è un ottimo esempio per i giovani, questo è un uomo che va ricordato; e non va ricordato solo perché si chiamava Peppino Impastato, perché era siciliano, perché ha pagato con la sua morte la lotta contro la mafia, va ricordato per tutti i valori che porta con sé la sua figura. Una biblioteca dovrebbe essere orgogliosa e onorata, come luogo di cultura e di educazione culturale, di portare una dedica ad un eroe del genere, perché Peppino era un eroe. Lo scorso anno era il trentesimo anniversario della sua morte e oggi mi sembra, dopo essermi vergognata di essere lombarda come quel sindaco, che le tante iniziative per ricordarlo non siano servite a nulla. I valori e il coraggio non hanno colore politico, non hanno identità territoriale, ma forse è un concetto troppo profondo per l’uomo che ha voluto tale atto.
Alessandra Bianchi
Alle considerazioni (d’accordissimo) da lei fatte, se ne può accostare un’altra: che non si capisce per quale motivo le glorie locali debbano essere sostitutive di quelle che locali non sono. Che cosa impedisce di celebrarle entrambe? La grandezza può stare ovunque e in chiunque ed è da piccoli uomini rifiutarsi di riconoscerla. Specie quando è stata messa al servizio del bene comune fino al sacrifico della vita. Mi conceda infine una divagazione, suggerita dall’argomento: sono ancora troppo poche le vie delle nostre città intitolate a personaggi locali. Spesso, quando se ne inaugura una nuova, la fantasia si ferma a nomi straconosciuti di protagonisti della vita politica, sociale, economica e culturale degli anni e dei secoli passati. Sarebbe il caso di studiare meglio gli eventi del territorio, d’attingere lì per la denominazione delle strade e d’insegnare nelle scuole le biografie dei concittadini ai quali s’è deciso d’intestare una piazza o un viale. Se per esempio inviassimo un questionario ai varesini chiedendogli chi erano l’Alesini e il Bolchini, il Del Ponte e il Garoni, il Grilli e il Maspero, il Piccinelli e il Petracchi, avremmo delle amare sorprese.
Max Lodi
© RIPRODUZIONE RISERVATA