Cara provincia
Sabato 27 Giugno 2009
L’immigrazione e la politica del buon senso
Anche tra gl’italiani gli umori, come rivelano alcuni sondaggi, sono prevalentemente in linea con le scelte di Maroni e del governo
È da anni che ci lamentiamo dei continui sbarchi di immigrati, e dell’incapacità dei governi italiani di fronteggiare l’immigrazione selvaggia, molta della quale finisce per essere arruolata nelle file della criminalità. Non c’è campagna elettorale nella quale tutti i partiti che si candidano a governare l’Italia non mettano in cima ai propri programmi la necessità di tutelare meglio la sicurezza dei loro concittadini e dunque di salvaguardare le frontiere da indiscriminate infiltrazioni. Se però viene respinto al mittente un barcone di clandestini, apriti cielo! Si grida all’attentato umanitario, dimenticandosi di tutto quanto si è gridato contro la classe politica incapace di risolvere il problema. Mi pare una contraddizione, e guardate che ve lo dice uno che non appartiene per simpatia politica al conservatorismo più tenace.
Paolo di Benedetto
L’Italia ha una lunga e positiva tradizione in campo umanitario. Abbiamo dato e diamo ricovero e assistenza a chi ne ha bisogno, non rifiutiamo ogni possibile tutela giuridico-politica, dimostriamo con i fatti che l’integrazione è un processo in cui crediamo. Molti stranieri vivono e lavorano nel nostro Paese trattati come gl’italiani. Ci aiutano a far progredire l’economia e a innervare la struttura sociale del Paese, vengono aiutati a trovare da noi ciò ch’era impossibile trovare da loro: un’occupazione, un alloggio, un modo di vivere tra pari e non tra impari. Detto tutto questo, non si può negare che l’Italia sia meta d’intrusioni clandestine sotto la regia di trafficanti di poveracci perché ha fama di non saperle contrastare con le sue leggi. Per convincere del contrario chi se ne approfitta, bisogna scoraggiare l’immigrazione irregolare, e per scoraggiarla è difficile immaginare provvedimenti diversi da quelli (i "respingimenti" e la permanenza prolungata nei centri di raccolta) che sta adottando il ministro dell’Interno Maroni. Credo che la questione stia cominciando a profilarsi nella sua chiarezza anche a sinistra, dove talvolta sembra sfuggire la portata pratica di un problema e dove, per esempio, personalità politiche dell’autorevolezza di Rutelli, Parisi e Fassino hanno fatto riflessioni assai diverse da quelle del segretario del Pd Franceschini. Anche tra gl’italiani gli umori, come rivelano alcuni sondaggi, sono prevalentemente in linea con le scelte di Maroni e del governo. È pensabile che siamo d’improvviso diventati un popolo insensibile alle necessità dei diseredati? O è pensabile che siamo un popolo spesso più sensibile di gran parte del suo ceto politico al pragmatismo?
Max Lodi
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