Lucini, Gerosa
e quella macchia blu

I n un periodo in cui è di moda cianciare di agibilità politica, sarebbe bello che la giunta comunale di Como tornasse a riprendersi la propria. Il dibattito sull’aumento di alcuni parcheggi blu in città, deciso dal dirigente comunale Pierantonio Lorini i all’insaputa (pare) del sindaco Mario Lucini e dell’assessore alla Viabilità, Daniela Gerosa, sta infatti trascolorando nel grottesco. E quando il blu scolora rischia di lasciare macchie indelebili.

Anche sull’immagine di un’amministrazione che finora, se non altro grazie anche all’impietoso confronto con gli immediati

predecessori, era positiva. il grottesco sta anche nel fatto che un sindaco capace di avviare la soluzione di un problema annoso, spinoso e complesso come quello del lungolago, si faccia mettere nel sacco da un dirigente bravo e abile ed esperto com’è Lorini, ma che non può assumere decisioni che, fino a prova contraria, appartengono alla sfera della politica. Altrimenti perché abbiamo eletto il sindaco, delegando a lui la scelta degli assessori? Insomma su questo pasticcio dei parcheggi blu che si sta avvitando in un balletto politico tipico di quel centrosinistra che non vede l’ora di mettere in mostra le proprie divisioni, sarebbe ora di mettere la parola fine. In un solo modo: con una decisione della giunta che cancelli gli aumenti delle tariffe applicate dal dirigente. Una decisione che deve arrivare il più presto possibile. Se nel passato gli assessori sono stati convocati a mezzanotte, mentre erano a un concerto, per prendere una decisione ora al vaglio della Corte dei Conti sull’Intendenza di finanza, si potrà bene organizzare un riunione di urgenza per un provvedimento che va incontro alle esigenze dei cittadini.

Se il sindaco Lucini e l’assessore Gerosa non sono d’accordo sugli aumenti, agiscano di conseguenza. Queste incertezze, questo impasse, questo prendere tempo, dire e non dire, presta il fianco a interpretazioni maliziose. Perché alla fine questi aumenti imprevisti potrebbero anche far comodo alle casse del Comune che, se è vero ciò che è stato detto, potrebbe rischiare di chiudere in rosso i conti della nuova zona a traffico limitato della città con la transumanza dei posti blu nelle vie in cui prima erano bianchi. Se fosse vero, basta dirlo. Il primo cittadino di Cantù, Claudio Bizzozero, quando ha deciso i rincari dei parcheggi cittadini per salvare la piscina non si è nascosto nella folta barba di un dirigente, lo ha detto chiaro e tondo. Lucini potrebbe seguirne l’esempio, se lo cose stanno così. Ma il vero problema è che nessuno ha ancora capito come stanno davvero le cose. E questo è ancora più clamoroso. Conviene al sindaco eletto da poco più di un anno rischiare la crisi su una faccenda come questa? Ammesso e non concesso che le sorti della giunta non siano in pericolo perché si sa che, nel caso, anche tutti i consiglieri dovrebbero lasciare il posto (un deterrente che ha salvato molte amministrazioni da situazioni più compromettenti di questa), resterebbe sempre una macchia blu su Lucini e sulla Gerosa: quella di aver ingannato i cittadini, magari anche senza volerlo, approfittando della sortita di Lorini. Quello che i comaschi vogliono non è la testa dell’assessore o del dirigente. Ma una politica della sosta che li penalizzi il meno possibile e un’amministrazione che sappia parlare loro chiaro anche quando deve annunciare decisioni impopolari. Altrimenti il famoso e ormai usurato motto del cambio di passo ostentato da Lucini rischia di rimanere a lungo in parcheggio. E di questi tempi a Como parcheggiare costa. Tanto.

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