Lungolago: adesso
Como deve arrangiarsi

In una commedia d’antan sulla legge Merlin, un grande Totò arringa dal balcone una folla di militari in fregola convinti di trovarsi al cospetto di una casa chiusa riaperta, con un perentorio: “Arrangiatevi”.

Raffaele Cantone, presidente dell’Anac (Autorità contro la corruzione), napoletano come il principe De Curtis, ha più o meno detto a Como la stessa cosa dopo una relazione costata alla città un altro anno buttato via nell’attesa di vedere ripartire il cantiere del lungolago, opera ferma sotto i riflettori di mezzo mondo, considerata la mole di turisti stranieri transitati da queste parti negli ultimi tre anni. Certo, di tutto questo l’Anticorruzione non era tenuta a preoccuparsi. Del resto, la passeggiata a lago comasca non è l’Expo che probabilmente non avrebbe ancora aperto i battenti se l’Anac avesse adoperato gli stessi criteri utilizzati per il nostro Mose.

Il Comune di Como e il sindaco Lucini, dal canto loro, possono solo consolarsi (ammesso che sia possibile) con il proverbio per cui “chi è causa del suo mal...”. Alla fine il parere preventivo di Cantone & C sulla terza perizia di variante l’hanno chiesto loro, le modifiche al progetto dopo la prima bocciatura le hanno fatte sempre loro. Perciò... Perciò ai cittadini comaschi resta solo l’amara certezza di non rivedere il lago per chissà quanto altro tempo. Allora non ci resta che piangere? No,non ci resta che darsi da fare, arrangiarci come gli ardenti militi raffreddati da Totò. Lucini, ieri nella conferenza stampa, non era dissimile da una statua di ghiaccio. Quest’opera se l’è caricata sulle spalle fin dalla campagna elettorale e il verdetto dell’Anticorruzione aggiunge un altro macigno all’oneroso peso già trasportato per più di tre anni.

C’è da gioire per le sofferenze del sindaco? Sul piano politico, per l’opposizione, forse sì. Fa il suo mestiere che è quello di prepararsi a sfilare la poltrona all’attuale primo cittadino e alla sua squadra di assessori. Ma per la città c’è poco da fare festa. Il lungolago è strategico anche in chiave economica per un territorio, lo si è detto e scritto con miriadi di parole, che deve campare con il turismo. La Ticosa desolata a abbandonata da decenni ce la possiamo pure permettere con tutti i legittimi mal di pancia del caso, la passeggiata a lago trasformata in un perenne e immobile cantiere no. Lo sanno di certo anche in Regione che Como, alla fine, è una delle tante bellezze della Lombardia e la ricchezza prodotta da queste parti, grazie a coloro che arrivano per restare con il naso all’insù anche davanti a un lago spesso incoronato come il più bello del mondo, è un vantaggio per tutti.

Insomma i conti politici si regolino pure nel 2017, quando l’amministrazione attuale avrà terminato la sua esistenza e sarà sottoposta al giudizio degli elettori. Adesso l’imperativo è uno solo: venirne a una con quel maledetto cantiere visto che non esiste la macchina del tempo per cancellare lo sterminato elenco di nefandezze compiute. Lucini per primo deve fare la sua parte. Ma non solo lui. Arrangiamoci.

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