Cicerone considerava l'amicizia, dopo la sapienza, il bene più prezioso tra i sentimenti umani. Un rapporto pulito e disinteressato nella ricerca dell'utile, di naturale inclinazione e che unisce, divenendo la più nobile coesione. In particolare quando si allarga alla sfera pubblica favorendo così il bene dello Stato. Una concordia sociale e civile che è alla base della moralità della cittadinanza e della forza di una Repubblica. Questo era il pensiero che Cicerone pronunciava nel Senato dell'antica Roma (2 mila anni fa). Nella Roma politica odierna non vi è nemmeno l'ombra di un 'Cicerone' né del suo 'pensiero'. In compenso ci sono stati tramandati emuli di Bruto, Cassio e gli immortali degli inciuci molto interessati all'utile personale.
Gaetano Banfi
L'amicizia è il bene supremo quand'è improntata alla gratuità. Al disinteresse. Al generoso prodigarsi in favore dell'altro che ha bisogno di te. L'amicizia non è mai calcolo, è dispendiosità di sentimenti. I sentimenti, i buoni sentimenti (esistono: non ridete dietro a chi ne è convinto), sono l'unico spreco che ci possiamo permettere. Ma difficilmente ce lo permettiamo. Uso il plurale perché non c'è chi possa affermare di non aver lesinato nel regalare e nel regalarsi quest'abbondanza positiva. Figuriamoci la politica, il mondo della politica, che ruota per gran parte attorno a un concetto opposto all'amicizia: il mondo dell'opportunismo. Dell'utilità. Del vantaggio. In quel mondo tutto è mediazione, con lo scopo d'ottenere per sé qualcosa di meglio di quanto ottengono gli altri pro domo loro. L'amicizia, in politica, è la reciproca convenienza. E' il compromesso adatto a suggellarla. E quando il compromesso non degrada a compromissione, se ne può capire (anche se non condividere) la natura contrattuale. Che è tipica dei rapporti di forza con i quali deve misurarsi anche al più debole, se non vuole diventarlo sempre di più. Tuttavia si potrebbe ogni tanto, almeno ogni tanto, derogare alla convenienza. E guardare con timore alla generale disgregazione di valori causata da un simile insistito comportamento, più che guardare con compiacimento alla momentanea rendita procurata da accordi al ribasso. Al ribasso etico, naturalmente. E' questa la sofferenza maggiore della politica d'oggi. Ed è una sofferenza vera pur se nascosta: c'è per esempio chi vota in un modo in Parlamento e subito dopo confida al collega di non essere d'accordo con se stesso. E però di esserlo con l'accordo preso da altri amici anche per conto suo. Che cosa non si fa (e che cosa non si dice) per gli amici.
Max Lodi
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