Maroni e la guerra degli ospedali
«È possibile salvare Gravedona»

Il presidente della Regione torna sulla chiusura dei punti nascita con meno di 500 parti. «Abbiamo i soldi per mantenere aperti tutti i presidi e il governo sta rivedendo la sua posizione»

Non vogliamo le guerre tra i territori per l’ospedale. E soprattutto vogliamo che tutti i “punti nascita” rimangano aperti.

Sono parole molto ottimistiche quelle pronunciate ieri mattina dal presidente della Regione, Roberto Maroni a Bormio, a margine della firma del Protocollo tra Regione e Anas per la valorizzazione della Statale 38 nell’area del Parco dello Stelvio. Parole che nelle intenzioni, dovrebbero contribuire a rasserenare gli animi alla luce delle proteste per la possibile chiusura del reparto di maternità dell’ospedale (privato) Moriggia Pelascini di Gravedona a vantaggio del “salvataggio” di quello di Chiavenna, in provincia di Sondrio.

Eventualità vista (comprensibilmente) come fumo negli occhi da parte dei cittadini che, per usufruire del servizio, dovrebbero affrontare molto disagi dal punto di vista degli spostamenti.

«Noi abbiamo chiesto al Governo la deroga su tanti punti nascita, che secondo la legge dovrebbero essere chiusi, perché hanno meno di 500 parti all’anno -ha detto a questo proposito Maroni- Chiusure non per risparmiare ma per garantire la sicurezza di chi va a partorire. Questo, del resto, mi sembra un principio giusto».

E poi la speranza. «Noi, come Regione Lombardia, però abbiamo anche detto che siamo in grado, mettendoci risorse adeguate, di rendere sicuri questi punti nascita, anche se hanno meno di 500 nati all’anno».

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