Il cardinale Tettamanzi invita alla misericordia cristiana che predica di accogliere tutti gli immigrati. Agli immigrati, che sono poveri, deve essere assegnato un alloggio decoroso. Gesù è nato in una povera mangiatoia in mezzo a degli animali. Ma questi non sono concetti simili a quelli del comunismo? E il comunismo recita anche che la proprietà privata dei mezzi di produzione è un furto! Da qui deriva un monito a tutti coloro che detengono il potere economico e a coloro che per vari motivi percepiscono compensi sproporzionati al lavoro che svolgono. Questi sono concetti di giustizia ed equità sociale, sintesi di comunismo e cristianesimo. I grandi ricchi potenti però mettono l’accento sul comunismo “ateo”per aver l’aiuto potente della Chiesa e continuare a rimpinzarsi. Infine occorre riconoscere che dopo più di duemila anni dall’istituzione della chiesa e dopo circa cento anni dalla presentazione del comunismo entrambi hanno trovato scarsa accoglienza nell’animo degli uomini e minima applicazione nei meccanismi che regolano i rapporti sociali e, se non vengono accolti con buona volontà, non possono certo essere applicati con la forza.
Vittorio Binda
Per la verità il cardinale sollecitava all’uso della misericordia anche quando di mezzo non c’erano gl’immigrati. Che cosa dovrebbe predicare di diverso nei confronti dei più poveri? Non c’è razza o lingua o religione o appartenenza sociale o altro che induca a una classificazione tra i deboli, gli emarginati, i sofferenti. La solidarietà non ha confini, com’è ovvio. Non li hanno neppure cristianesimo e comunismo, quando si propongono di difendere i sottomessi e gli sfruttati: praticare la carità, promuovere l’eguaglianza, difendere la dignità, assicurare la giustizia sono principi informati al rispetto dell’individuo prima che capisaldi d’un credo religioso o politico. Proprio la traduzione nella politica ha volto il comunismo da speranza di redenzione (come il cristianesimo) a strumento di tirannia: le colpe di Marx sono di gran lunga inferiori a quelle dei marxisti, che della teoria liberatrice dell’uomo han fatto una pratica liberticida. Giusto sull’endemica fragilità dell’uomo mette in guardia la Chiesa: non c’è grande pensiero o impresa che sappia evitarne l’affiorare. Ed è dunque l’uomo che va accudito per limitarne, se non per impedirne, le degenerazioni: prevenirle consiste innanzitutto nel garantirgli un’accettabile qualità di vita. Ciò che Tettamanzi suggerisce a proposito degl’immigrati con la forza (l’unica forza adoperata) del buonsenso.
Max Lodi
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