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Giovedì 15 Gennaio 2009
Maurizio Traglio, un comasco
nel Cda della nuova Alitalia
Nomina nel consiglio d’amministrazione della società con il presidente Roberto Colaninno e l’ad Rocco Sabelli. Ecco la prima intervista con l'imprenditore comasco.
Entrato nella cordata per Alitalia, Traglio, tramite la Mpa srl, ha acquistato l’1,91% di Cai poi diventata Alitalia con un investimento di circa 15 milioni di euro. Ora la nomina nel consiglio d’amministrazione della società con il presidente Roberto Colaninno e l’ad Rocco Sabelli.
Ecco la prima intervista da consigliere del board della nuova Alitalia
L’obiettivo dichiarato è quello di «tornare a essere orgogliosi» della compagnia di bandiera. Questo, grazie all’offerta alla clientela di un servizio «d’eccellenza, in linea con le linee di mercato seguite dai principali gruppi mondiali». Maurizio Traglio, imprenditore, azionista della nuova Alitalia, è l’unico comasco seduto nel consiglio d’amministrazione della nuova compagnia aerea e decollata dopo l’accordo di parnmtership con AirFrance. Traglio è stato nominato ieri nel board della società.
Imprendiore pragmatico, Traglio resta però con i piedi per terra. Come vede la nuova missione del vettore di cui lei è socio?
Ho la consapevolezza che il compito del nuovo vettore è sì arduo, ma non impossibile come le peggiori cassandre paventano. La strategia pianificata dal nuovo gruppo, del resto, punta nel medio periodo a un rilancio non solo dell’immagine sbiadita degli aerei tricolori, ma, più in generale, a una decisa crescita della qualità complessiva garantita ai passeggeri. Il tutto, senza incidere granché sulle tariffe applicate, così da non frenare la competitività sul mercato globale dei trasporti. In questi ultimi mesi si è fatto molto parlare delle compagnie straniere che avrebbero potuto sostenere la rinascita di Alitalia.
Qual è, a suo giudizio, la principale differenza tra il piano industriale sostenuto da Air France rispetto a quelli proposti dalle altre compagnie che hanno tentato di avviare una partnership?
«La risposta è semplice, quasi scontata: quello presentato da Air France era l’unico piano industriale concreto che ci è stato sottoposto. Non c’è stato alcun altro progetto articolato, ma soltanto contatti superficiali. Nessuna offerta seria, insomma, eccezion fatta per quella che ha poi consentito la ripartenza della nostra compagnia. Quanto è stato detto è scritto non era altro che una serie di messaggi teleguidati per fare sfumare la trattativa in corso. La realtà è che Air France ha fatto un piano di investimenti da 322 milioni di euro, ha messo a disposizione i suoi tecnici per valutare il reale stato di Alitalia e ha accettato una quota minoritaria del 25%».
Se è vero che per il prossimo triennio Air France avrà solo il 25% delle quote, è altrettanto vero che da più parti si ipotizza che, nel medio periodo, la compagnia francese possa accaparrarsi la maggioranza assoluta. Concorda con questa previsione?
«In questi casi è bene limitarsi ai fatti. E questi dicono che Air France possiede il 25% di Alitalia e, di conseguenza, non ci sono motivi per pensarla in maniera differente, né per fare strane ipotesi di mercato. La situazione, oggi, è chiara a tutti. Se ci fossero degli sconvolgimenti, o necessità di ulteriori capitali in futuro, è chiaro che i discorsi cambieranno. Air France, così come qualsiasi altro socio, potrà aumentare o diminuire il suo impegno».
Dopo tanto discutere, ora è venuto il momento di ripartire. Per farlo, è necessario ritrovare quella competitività che nel recente passato è andata via via perdendosi. Come cambierà, in quest’ottica, la politica tariffaria dell’azienda?
«In passato ci sono state tante e tali inefficienze che non sarà difficile aumentare l’efficienza della nuova Alitalia. Basterà eliminarle. Dovremo togliere di mezzo tutte le incoerenze industriali che hanno appesantito la compagnia, lavorando su tutte quelle economie che, fino a oggi, non sono state effettuate. Bisogna, insomma, riportare l’efficienza al primo posto. A quel punto, il servizio sarà di alto livello e i costi in linea con quelli praticati altrove».
Per il momento, però, Alitalia si scontrerà con una fama che ha toccato i minimi storici. Lei, personalmente, non ha dubbi sull’effettiva possibilità di superare questo momento di grave crisi e, in ragione della ritrovata efficienza, tornare di nuovo a giocare un ruolo importante nel trasporto aereo internazionale?
«Qualche dubbio, ovviamente, c’è stato e permane tuttora. L’entusiasmo per il piano di rilancio presentato a Roma è, però, più forte, segno che le capacità del management e la bontà della strategia industriale proposta potranno, alla fine, fare la differenza. E’ chiaro che un po’ di preoccupazione sull’allontanamento dei passeggeri causato da chi ha infierito su Alitalia c’è. Sarà nostro compito riportare la fiducia sulla compagnia, rendendoci orgogliosi di volare con Alitalia come lo eravamo un tempo».
Alberto Gaffuri
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