Economia / Como città
Martedì 02 Agosto 2016
Meno sgravi, ma a Como
resistono le assunzioni
Quasi dimezzate le richieste delle imprese nei dati Inps. «L’interesse però resta»
Gli sgravi per le stabilizzazioni calano, così le richieste. Ma a Como comunque l’interesse delle aziende resiste.
Dai numeri puntualmente elaborati dall’Inps emerge questo andamento sul fronte delle stabilizzazioni del Jobs Act e del provvedimento successivo.
La corsa del 2015, con le oltre 6mila istanze in meno di un anno, è lontana, ma qualcosa si è mosso ugualmente. Nei primi sette mesi del 2016 all’ufficio provinciale sono arrivate 721 istanze relative all’esonero contributivo triennale ex L. 190/2014 e 1.544 istanze relative all’esonero contributivo biennale ex L. 208/2015.
Una precisazione e una spiegazione. La prima, come sottolinea l’Inps:«Le istanze presentate non corrispondono ad ugual numero di nuovi posti di lavoro sia perché un’istanza potrebbe riferirsi ad uno o più lavoratori, sia perché alcune istanze sono richieste di chiarimenti o precisazioni normative».
La seconda, sta nel confine tra Jobs Act, quindi il decreto precedente, prevedeva l’esonero contributivo triennale. Con la legge di stabilità, gli sgravi sono stati ridotti, anche nella durata. Un fatto che aveva anche spinto le imprese comasche a correre nel finale del 2015 a presentare le istanze. «Come può osservare l’interessamento per la nuova decontribuzione biennale è di fatto dimezzato rispetto a quello triennale dello scorso anno - è l’analisi del direttore provinciale dell’Inps Filippo Pagano - Tuttavia questa diminuzione deve essere considerata alla luce del beneficio triennale tuttora in essere, pertanto il nuovo beneficio va ad aggiungersi al precedente, dimostrando quindi l’interesse ancora attuale per le aziende comasche».
Chi non ha mai nascosto lo scetticismo sul provvedimento è la Cgil. E il segretario Giacomo Licata commenta: «Mi pare evidente che l’effetto del bonus cominci a farsi sentire in negativo. Era quanto avevamo pronosticato. Ma al di là delle polemiche o della propaganda, continuo a pensare che per creare lavoro non servano norme. Bensì che sia necessaria una politica economica espansiva, legata agli investimenti, alla riduzione delle tasse sul lavoro. Investimenti pubblici come privati».
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