Metà della busta paga
mangiata dalle tasse

I calcoli dell’Istat sono impietosi:in Italia il cuneo fiscale e contributivo per i lavoratori dipendenti è pari al 49,1% del costo del lavoro. Oggi il governo vara i provvedimenti economici

Fisco divora-redditi: a conti fatti il cuneo fiscale, cioè la differenza tra le tasse pagate e quanto entra in tasca al lavoratore, si “mangia” quasi il 50% del costo complessivo del lavoro. E se non bastasse il reddito disponibile continua inesorabilmente a calare. Con una pressione fiscale che invece continua a crescere oltre la media Ue. Insomma un mix micidiale descritto dall’Istat in un’audizione alla commissione Finanze del Senato, proprio alla vigilia del taglio annunciato dal governo, che spiega come mai i consumi interni, quindi il Pil, si siano tanto contratti negli ultimi anni.

Come noto il tentativo del governo è quello di rilanciare i consumi interni ed attenuare, almeno per chi guadagna meno, quella sensazione “sgradevole” che si ha ogni volta che si guarda in busta paga il lordo e il netto. Che è appunto circa la metà, una volta tolta l’Irpef, le addizionali regionali e comunali, i contributi. E un pò meglio va alle aziende a carico delle quali c’è un costo fiscale intorno al 30%. Con un cuneo complessivo, cioè tenuto conto di Irpef, Irap, addizionali, contributi e differenze tra autonomi e dipendenti che viaggia ormai sul 47%.

Nel 2012 - dice l’Istat - il valore medio del cuneo fiscale e retributivo per i lavoratori dipendenti è stato pari al 49,1% del costo del lavoro. Cioè i lavoratori hanno ricevuto in media 16.153 euro l’anno contro un costo complessivo del lavoro di 31.719 euro. Ma le brutte notizie per i dipendenti non finiscono qui: sempre nel 2012 il potere d’acquisto delle famiglie è calato quasi del 5% (4,7%). Una caduta - dice l’Istat - «di intensità eccezionale» prodotta dall’aumento del prelievo fiscale (Imu, contributi sociali, ecc) che ha «notevolmente contribuito alla forte contrazione del reddito» -2% quello “disponibile” 2012. E a livello locale si registrano aumenti a due cifre (percentuali): al recente aumento del prelievo locale - dice Istat - hanno contribuito in maniera più rilevante le addizionali Irpef regionali e comunali (cresciute tra il 2011 e il 2012 rispettivamente del 25,8% e del 21,5%, per complessivi 2,9 miliardi) e l’introduzione dell’Imu che ha determinato un prelievo aggiuntivo rispetto all’Ici di 5,8 miliardi di euro.

La pressione fiscale: tra il 2000 e il 2012 nei 27 paesi dell’Ue è diminuita complessivamente di 0,5 punti percentuali, mentre in Italia è aumentata di quasi 3 punti. E l’anno scorso era al 43,8% con un calo impercettibile rispetto al 2012 (44%).

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