Società e Costume
Martedì 31 Luglio 2012
Milla Jovovich: «Con mia figlia
ho imparato a rallentare»
Milla Jovovich racconta i suoi desideri e le sue priorità a "Myself" - che le dedica la copertina del numero in edicola martedì 31 luglio - adesso, che a 36 anni, ha deciso di rallentare. Il suo primo scatto da modella risale a quando aveva 11 anni, al cinema è stata anche Giovanna d'Arco
«Diciamo che finora ho soprattutto lavorato». Sembra una donna così libera, anche un po' fuori dagli schemi. È così? «Nella carriera sicuramente, nella vita forse meno, soprattutto da quando sono madre e ho delle responsabilità. Lavoro da quando ho 16 anni, ho viaggiato tantissimo, sono stata in centinaia di posti in giro per il mondo, ma se dovessi dire che ho visto qualcosa o che mi ricordo dove sono andata mentirei. E adesso ho fatto un patto con me stessa: voglio iniziare a viaggiare con mia figlia Ever (nata nel 2007, avuta dal marito, il regista inglese Paul William Scott Anderson, ndr) e unicamente per piacere, per vacanza».
La maternità la fa felice? «Mia figlia mi ha davvero cambiato la vita. È stata lei a insegnarmi che non ci può essere soltanto il lavoro. Con Ever ho imparato a rallentare, a godermi il frutto di tutta la fatica che ho fatto in passato. Era ora».
Imparare a godersi il frutto del proprio lavoro è una cosa che si impara con l'età? «Sì. E capisci anche l'importanza di dare valore al tempo: da giovane ho corso talmente tanto! Il rischio, per me, è di arrivare a 50 anni per poi domandarmi: sì, ma che cosa ho fatto io davvero nella vita? Certo, ci sono le copertine dei giornali, le foto di moda, ma da sole quelle non bastano a dare senso a un'esistenza intera».
Che effetto le fa avvicinarsi ai 40 anni? «È la vita. Ho cominciato così presto a lavorare che credo di aver avuto una giovinezza molto più lunga di quella delle persone normali. Non posso lamentarmi, insomma».
«E poi - aggiunge - adesso 40 non è un'età così drammatica, ci sono donne ancora molto affascinanti e i canoni stessi della bellezza sono cambiati. Certo, vivere a Los Angeles non aiuta: lì è il trionfo della chirurgia plastica». Non mi sembra il tipo da chirurgo. Sbaglio? «Mai dire mai. Chi lo sa come sarò a 60 anni? So che adesso, quando mi guardo allo specchio, sono felice di quello che vedo: se andassi da un chirurgo oggi, sarei più preoccupata di uscire peggio di come sono entrata. E poi, mi sentirei anche un'ingrata a farmi ritoccare: questa faccia mi ha permesso di avere tutto quello che ho avuto, mi ha dato così tanto, perchè mai dovrei cambiarla?».
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