Musica
Lunedì 03 Gennaio 2011
Mina: il «Ritratto» della tigre
in due volumi da collezionisti
Queste due raccolte, realizzate dalla Carosello che ha acquisito i diritti di quei pezzi e che ha festeggiato, nel 2010, i primi cinquant'anni di attività, mettono finalmente un po' d'ordine. Con qualche rimpianto perché dal conto complessivo sono rimasti esclusi due soli brani, «Le cinque della sera» e «Eravamo in tre»
COMO Tra i sogni proibiti, anzi, proibitissimi dei collezionisti c'è, indubbiamente, quello irrealizzabile di possedere tutta l'opera di Mina, un compito titanico, una vera e poca sfida che pochissimi al mondo, forse nessuno (certo non lei) ha saputo portare a termine con successo. Troppe le edizioni estere, quelle destinate a operazioni speciali come, è storia di questi giorni, la “Piccola strenna” che accompagna nelle sale cinematografiche il cinepanettone “La banda dei babbi Natale”, ultima prova di Aldo, Giovanni & Giacomo che hanno ottenuto un pugno di inediti dalla “Voce” per eccellenza. Ma non è di questo poker di brani che sono stati allegati alla nuova versione del fortunato, e ottimo, “Caramella” che ci occupiamo in questa sede bensì dei due volumi di “Ritratto” che, per molti, avvicinano in parte quel sogno proibito. Facciamo un salto indietro lungo più di mezzo secolo: nel dicembre del 1958 arrivano nei negozi due 45 giri. Uno, cantato in inglese, etichetta Broadway, accreditato a tale Baby Gate (lo sapevate che il “baby gate” è il lettino per poppanti con le sbarre? Sapevàtelo!), con un successo dei dimenticati Kalin Twins intitolato “When” su un lato e una versione dell'epocale “Be bop a-lula” del selvaggio Gene Vincent sull'altro. La Italdisc, invece, pubblicava a nome Mina le più tradizionali “Malatia”, dal repertorio di Peppino Di Capri, e “Non partir”, uno standard già nelle scalette di Tony Dallara e, poi, di Buscaglione.
L'avventura discografica della tigre di Cremona inizia lì per esplodere immediatamente, come una bomba (“come una mina”, i giochi di parole della stampa dell'epoca, scettica nei confronti degli urlatori tutti e della Mina e del Celentano in particolare). All'epoca, è bene rammentarlo, i “padelloni”, i 33 giri, si limitavano a raccogliere le canzoni dei fratellini minori, ma molto più diffusi (in quanto più pratici ed economici), 45 che avevano appena soppiantato i fragili 78.
Così gli album di inizio carriera sono incoerenti e, soprattutto, spesso omettono di includere brani che, quindi, si candidano immediatamente al ruolo di rarità: in quell'era pionieristica, dove la stessa casa discografica può chiamarsi Italdisc per i dischi italiani, Lapalisse, e Broadway per quelli “esteri” (ovvero di chi fingeva di essere anglofono), non c'era nessuna pretesa filologica. Queste due raccolte, realizzate dalla Carosello che ha acquisito i diritti di quei pezzi e che ha festeggiato, nel 2010, i primi cinquant'anni di attività, mettono finalmente un po' d'ordine.
Con qualche rimpianto perché dal conto complessivo sono rimasti esclusi due soli brani, “Le cinque della sera” e “Eravamo in tre”, che avrebbero chiuso definitivamente il discorso su quella prima parte della carriera. Poco male perché, per il resto, ci sono tutti, ma proprio tutti i pezzi disseminati sulle due facciate dei numerosissimi singoli pubblicati tra quel 1958 e il 1963 (anche se alcuni pezzi vennero pubblicati nei due anni successivi, quando la cantante era già alla Ri-Fi). Per dare un'idea della mole di lavoro, i tre CD del primo volume, che si fermano all'ottobre del 1960, comprendono la bellezza di sessanta canzoni per totali 30 singoli in poco più di due anni, quasi uno al mese.
Non mancano rarità, come le canzoni pubblicate sui flexi disc della Nuova Enigmistica Tascabile (pubblicazioni che riguardavano tutti le stelle più in voga e che oggi fanno dannare i collezionisti) o quelle allegate alla rivista “Il musichiere”. Tra i classici l'ardita “Tua”, “Nessuno”, “Tintarella di luna”, “Una zebra a pois”, “Il cielo in una stanza”, “Le mille bolle blu”, “Renato”, “Stringimi forte i polsi” ma anche amenità come “Serafino campanaro”, “Chihuahua”, canzoni napoletane, standard americani e “Eclisse twist”, parole di Michelangelo Antonioni per il suo film.
Alessio Brunialti
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