Avete sentito parlare del rosario elettronico? Avete capito bene: rosario elettronico. Una scatoletta ci aiuterà a recitare il rosario dove e con chi vogliamo. Io non so se la Madonna sarà contenta di questo nuovo modo di recitare il rosario. Io e quanti altri con i quali ne ho parlato, abbiamo scossa la testa, forse perché abbiamo una certa età, e ci ricordiamo quando recitavamo il rosario a scuola, in casa, a messa nel mese di maggio, in ospedale con le suore. Ammetto di non sgranare rosari troppo di sovente, ma l’idea di seguire le preghiere sulla scia di una voce sconosciuta e anonima non mi va. Eppure in futuro potrebbe capitare di entrare in un confessionale dove, secondo il peccato commesso, si cliccherà un numero e, da una piccola fessura uscirà un biglietto con il tipo di penitenza da espiare. E «un arrivederci e grazie…A presto». Ho anche pensato che San Pietro, potrebbe decurtarmi questo rosario dicendomi bonariamente «volevi fare la furbetta e birichina?». Però potrebbe diventare un gadget, un regalo per la zia, la nonna, la mamma o un’amica devota.
Federica Frigerio
Di rosari elettronici ce n’è un’infinita varietà: di misure diverse, dotati o no d’auricolari, plurilingue, eccetera. Costano poche decine d’euro e se ne giustifica il commercio specificando due finalità: l’aiuto a chi non vuol pregare da solo, l’aiuto ad anziani e malati cui è vietato il recitare comunitario. Sono scopi apprezzabili. Però la preghiera - lo dicono perfino i laici - è un respiro dell’anima, una necessità istintiva, la richiesta che comunque s’avveri il miracolo: il miracolo che il bene prevalga sul male, che qualcosa nella vita quotidiana cambi, che il futuro abbia un senso anziché un nonsenso. E allora, se le cose stanno così, non c’è strumento elettronico o d’altro tipo che possa correre in soccorso alla preghiera. Ciascuno la dice quando e come può, libero di riconoscere nel richiamo che avverte la grazia divina o un differente segno di spiritualità. Tutto il resto è solo un omaggio alla banalità, alla frenesia, all’esser superficiali: esattamente il contrario di quel rappresenta la preghiera. Matisse l’intonava con la matita in mano, osservando la natura, disegnando melograni in fiore. Pareva lontano dalla fede, ma venne il giorno in cui dichiarò ch’era Dio a condurre la sua mano nel dipingere. Glielo suggeriva il fervore segreto della natura, che reca costante testimonianza del mistero universale. A che serve l’accompagnamento elettronico per viaggiare, da soli o in devota brigata, dentro questo mistero?
Max Lodi
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