Musica / Como città
Lunedì 29 Giugno 2009
Miti, il Mike Oldfield più famoso
Basta il titolo: <Tubular Bells>
L'artista inglese ripropone l'album che lo rese celebre
Ma l’idea nuova escludeva l’impiego di musicisti classici.
Anzi, polistrumentista in grado di fare (quasi) tutto da sé, il giovane Mike escluse del tutto i collaboratori esterni e armato di un esercito di chitarre, bassi, pianoforti, percussioni, mandolini e quant’altro gli potesse servire.
Inutile descrivere il risultato: “Tubular bells” ha venduto una quantità mostruosa di copie, ha affascinato diverse generazioni di ascoltatori funzionando anche come ideale drappo rosso da agitare di fronte ai punkettoni per mandarli in bestia con la sua pompa e le sue circostanze. La campana tubolare deformata della copertina è una delle grandi icone dell’epoca (almeno quanto il prisma del coevo “The dark side of the moon”), l’incipit è stato reso popolarissimo da “L’esorcista”, insomma... Non c’è più niente di nuovo da dire. Il problema, semmai, arrivò dopo perché né “Hergest ridge” né “Ommadawn” riuscirono a eguagliare il modello (perché sempre di sinfonie rock si trattava). Così Oldfield nel corso degli anni ha pubblicato “The orchestral Tubular bells”, con gli arrangiamenti di David Bedford, poi un remix quadrifonico con certe parti sostituite, poi una versione live compresa in “Incantations”.
Negli anni Ottanta Mike si è dato al pop ma, ogni tanto, tra le pieghe di “Crises” (si ascolti “Harbinger”) o di “Five miles out” facevano capolino riferimenti diretti fino a che non ha ceduto pubblicando “Tubular bells II” nel 1992 e “Tubular bells III” nel 1998, in realtà raccolte di variazioni sui temi noti fino a raschiare il fondo del barile con “The millenium bell” (1998) che sfrutta soprattutto l’iconografia dell’originale.
Basta? No: esiste perfino un “best of” delle varie edizioni ma non pago di tutto questo, non essendo in possesso del master originale e insoddisfatto della versione in cd, l’autore ne ha realizzato un clone per il ventennale che circola come “Tubular bells 2003”, quasi indistinguibile per l’originale non fosse che la voce che elenca gli strumenti nel memorabile crescendo che conclude la prima parte non è di Vivian Stanshall della Bonzo Dog Band, deceduto nel frattempo, ma dell’ex Monty Python John Cleese (poi è arrivato “Music of the spheres” che non dovrebbe avere a che fare ma basta ascoltare le prime note per incontrare qualcosa di familiare). Ora questa versione 2009, disponibile come “deluxe” (2CD e 1 DVD) o “ultimate edition” (3CD, 1 DVD, l’album in vinile oltre a un bel libro).
Un nuovo mix stereo, quello originale, quello 5.1, filmati d’epoca, demo, il singolo. Eppure qualcosa ci dice che sentiremo ancora parlare di quest’album.
Alessio Brunialti
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