Mondiali da leggere
Un “Ordine” speciale

Un numero de “L’Ordine” da conservare, quello che troverete domenica in edicola gratuitamente con il nostro quotidiano. E non soltanto perché è monografico e ricco di firme e contenuti significativi. Ma anche, perché potrebbe tornarvi utile, quando, tra una decina di giorni comincerà il mondiale di Russia e magari vi annoierete a seguire Francia-Australia o Egitto-Uruguay. Non sarà facile diventare emotivamente partecipi di un mondiale senza Italia. E, allora, potreste trovare qualche soddisfazione passando dal calcio guardato in tv a quello scritto e condensato nel nostro inserto che sarà, per l’appunto, dedicato al “gioco più bello del mondo”. Tale è per i più, a dire il vero, ma non per tutti, visto che Jorge Luis Borges lo definì «esteticamente meno bello di una lotta tra galli». Ma il grande poeta e scrittore argentino, va detto, si trova in minoranza anche tra gli intellettuali, che invece annoverano tra le loro fila innumerevoli appassionati e cultori del pallone, fin da quando si giocava “col bracciale” (è il progenitore del calcio attuale cantato da Leopardi nell’ode “A un vincitore nel pallone” del 1821 e dipinto dal veneziano Gabriel Bella già nel 1700).

Ma arriviamo al ventesimo, e anche al ventunesimo, secolo. Grazie alla collaborazione e alla gentilezza dei figli di due tra le più grandi firme italiane del ’900 prestate al calcio, il numero speciale de “L’Ordine” sarà aperto da un racconto di Giovanni Arpino enel paginone centrale riporterà una formidabile e funambolica sintesi della storia e dell’antropologia di questo sport scritta da Gianni Brera. Di Arpino, abbiamo scelto in particolare un estratto di “Azzurro tenebra”, romanzo che scrisse dopo la disfatta dell’Italia ai mondiali del’74, perché le sue riflessioni, e quelle di Enzo Bearzot che dialoga con lui, possano essere di ispirazione per una rinascita della nazionale italiana, come quella che permise allo stesso Bearzot di essere portato in trionfo dai suoi giocatori dopo la vittoria al Bernabeu nel 1982.

Non mancano riflessioni e analisi su quello che potrà significare Russia 2018, per il mondo e per noi italiani che ne siamo esclusi. Filippo Malinverno, giovane studioso del paese di Putin, osserva che sul campo si rimetterà in gioco anche la “nuova guerra fredda” che negli ultimi otto anni, tanti ne sono passati da quando i russi si aggiudicarono l’organizzazione del torneo, ha progressivamente raggelato i rapporti tra il paese ospitante e l’Occidente.

Mario Santagostini, poeta e scrittore, ricorda l’altro mondiale da cui restammo tagliati fuori, quello di Svezia del 1958. Anzi, gli altri, perché non bisogna dimenticare il primo tra tutti: Uruguay 1930, quando fummo noi a non volerci andare in un paese così lontano. Bene, dice Santagostini, se sessant’anni fa si polemizzava sugli oriundi sudamericani che non avrebbero messo abbastanza passione nell’indossare la maglia azzurra, oggi potremmo guardare con occhio più benevoli ai nostri emigranti e tifare in particolare per l’Argentina, che vede giocare nelle sue fila diversi loro discendenti, a partire da Messi. Dopo le due sublimi pagine di Gianni Brera, che ci svela non soltanto come è nato il calcio, ma anche chi, a suo parere, è stato il più grande giocatore di tutti i tempi (né Pelé né Maradona, lo scoprirete leggendo), arriviamo al racconto dell’influenza che il gioco del pallone ha avuto sulla società e che si rispecchia in una notevole produzioni sia artistica che letteraria ad esso dedicata.

Del calcio nell’arte scrive Mariagrazia Muscatello, mentre il sottoscritto si inventa un mondiale tra 10 poeti di varie epoche e nazionalità, con un vincitore a sorpresa. Come assaggio, vi regaliamo una poesia inedita che Oscar Hahn, maggiore poeta cileno vivente, ha regalato a noi per questo numero de “L’Ordine”. Si intitola “Calciatori desaparecidos”: “Dopo avere calpestato il fragile prato / di questa effimera terra, di questo recinto / in cui almeno una volta giocammo tutti, / i calciatori desaparecidos / stanno calcando un campo immarcescibile / nella regione da dove non si torna. / Giocano lì un partita sempiterna. / Con la palla inventano una danza, / una voluta, un arabesco, un triangolo. / Prende il pallone Garrincha, lo passa /di tacco a Ferenc Puskas che accelera / e lancia in porta: super tuffo del portiere Yashin, il ragno nero. / Accorre, corre, vola il grande Di Stéfano, / ne evita due, tre, si avvicina all’area, / e di sinistro la infila nell’angolo. / Giuseppe Meazza inizia il contrattacco. / Il divino Zamora prende il volo / e devia un missile vertiginoso. / Stanley Mathews la cede a Fritz Walter: / questi si gira, spara e centra il palo. / Salta Obdulio Varela e a di testa / la sistema nell’angolo delle anime. / Le stelle fugaci, le comete, / gli asteroidi copiano nel loro corso / ogni giocata dei calciatori. / Il Grande Arbitro dirige questa contesa. / I tifosi continuano ad arrivare puntualmente».

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