Monza dichiara guerra a Roma
La politica ruba la scena al Gp

Monza - Quando si entra in guerra vale tutto. Marco Mariani lo dice, Dario Allevi lo prende in parola. Proprio quando tutti sono lì ad ascoltare, nemici compresi. Il campo di battaglia è la presentazione del Gran premio d'Italia, martedì mattina. E sì, perché c'è l'81esimo Gp alle porte, ma per un paio d'ore sembra quasi passare in secondo piano. Qui si parla di sopravvivenza, di impossibilità di coesistenza con la paventata corsa romana. Ne va di Monza, della Brianza e dell'intero equilibrio socio-economico lombardo. Impossibilitato a reggere l'urto, qualora la pole position dell'Eur divenisse realtà, tra il 2012 o il 2013. Mariani e Allevi compattano i ranghi, ma dietro di loro la fila di scudieri è lunga. Perché sono in tanti, dopo un anno di cannoneggiamenti vari provenienti da oltre Tevere, a non essere disposti a cedere oltre qui, proprio sotto casa. Perché le spaccature, nate con il tentativo di Maurizio Flammini di portare la Formula 1 a Roma, si sono allargate con le vicissitudini susseguitesi nel corso del tempo: commissariamento Aci, successiva campagna elettorale, e di mezzo gli screzi in Sias e le polemiche sul rinnovo del contratto con Ecclestone. Tutti episodi che hanno lasciato sudore e sangue sul campo, saturando una situazione ormai giunta a livelli d'insostenibilità. Nei giorni scorsi, le parole di Gianni Alemanno, Renata Polverini e Giorgio Beghella Bartoli hanno incendiato nuovamente le polemiche, come si legge a lato.

Politica -
Ecco perché la presentazione del Gp è stata l'occasione irrinunciabile per la resa dei conti, con accuse neanche velate di tradimento, di speculazioni e magheggi sbattuti in faccia al politically correct. Manco a dirlo, è stata proprio la politica romana a finire nel mirino. Ma ancor prima, e ancor di più, la posizione di una classe dirigente «senza coraggio di aprire bocca» o «complice di Roma con il suo silenzio», ha accusato Mariani. «Perché il Gran premio a Roma è un pretesto per i palazzinari», gli ha fatto eco Allevi. Che ha rincarato accusando Alemanno «che come sindaco della capitale dovrebbe rispettare e aiutare il resto del Paese. Allora sì che sarebbe un gran sindaco, ma così lacera il Paese».

Attacco -
Singolar tenzone anche con Beghella, chiamato in causa in un duello verbale dai toni di fuoco: «Le parole del direttore tecnico dell'autodromo sulla possibilità di coabitazione tra i due Gran premi sono inaccettabili», ha spiegato. Poi, guardandolo in faccia, ha aggiunto: «Lei dovrebbe difendere Monza. Se io avessi fatto quelle dichiarazioni sul mio posto di lavoro sarei stato licenziato per giusta causa il giorno dopo».

Difesa -
Laconica la replica dell'interessato: «Di battaglie ne abbiamo fatte tante e siamo pronti a farne ancora. Le trascrizioni delle mie dichiarazioni sono a disposizione». Attacchi diretti e frontali, che si lasciano dietro solo macerie. Il futuro dell'autodromo, dopo martedì mattina, è tutta da ricostruire. Da capire resta solo chi sarà a gettare le fondamenta da questa ground zero. Troppo facile attendersi fuoco e fiamme per il prossimo rinnovo Sias.
Stefano Arosio

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