Non se se il nuovo film di Moretti, “Habemus papam”, sia un capolavoro o solamente un buon film o addirittura un cattivo film. Moretti è stato regista di ottime pellicole, ma anche regista di pessime. Però che egli sia un artista di qualità, sembrano non esserci dubbi. In ogni caso, un suo film credo che meriti di essere visto, poi ciascuno si fa l'opinione che meglio gli aggrada. Quello che trovo sorprendente, dunque, è leggere la tesi di un vaticanista che, sul giornale dei vescovi italiani, scrive che questo film non bisogna andare a vederlo perché è tempo perso. Secondo lui Moretti non sa nulla della fede, tantomeno del Papa, e perciò non può dirci nulla d'interessante al proposito? Siamo proprio sicuri che sia così?
Giovanni Vanetti
Non lo siamo affatto. Anzi, a dirla tutta, siamo sicuri del contrario. Siamo sicuri che un film va visto e poi giudicato e non giudicato prima d'essere visto. Rispettare l'arte è rispettare l'uomo, rispettare l'uomo è rispettare (per chi ci crede) Dio e rispettare (per chi non ci crede) la natura umana. Le diverse manifestazioni della natura umana. Dell'intelligenza umana. Del talento umano. Rispettare e cercare di capire. Senza rispettare e capire, è assai dura convivere. Quanto al film, Moretti lo spiega chiaramente che non ne fa una questione di fede sì o fede no: ne fa una questione di fragilità umana. Che riguarda tutti, qualunque religione professino, qualsiasi carica non ecclesiastica o ecclesiastica ricoprano. Che riguarda anche il Papa. Moretti lo familiarizza: ambisce a frequentargli non l'anima, ma la psiche. E si arrende di fronte a barriere che possono essere riconosciute e però non superate. Oltraggio alla Chiesa? Non mi pare. Semmai affetto, verso la Chiesa. Verso quanti la compongono, e han virtù e difetti come altri che non la compongono. Banale secolarizzazione del sacerdozio, specie di quello dal rango più elevato, perché la cinepresa lo indaga nella sua semplicità quotidiana? L'effetto è diverso. Molto diverso. L'effetto è un sorriso d'indulgenza e di complicità, con il clero laicizzato a questa divertita maniera. Laicizzato carezzevolmente, senza aver l'aria di voler sfruculiare né turbare né tantomeno giudicare. Moretti riesce lieve come non sempre gli è riuscito. Ma questa è un'opinione discutibile e fallibile. Non priviamoci tuttavia dell'opportunità d'affidarci alle opinioni in un'epoca in cui è peggio, assai peggio, affidarsi ai fatti. I fatti, quelli sì, si dovrebbe poterli non vedere e subire. Magari i fatti fossero un film e non la realtà.
Max Lodi
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