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Martedì 31 Marzo 2009
Nascosti 24 ore in azienda
Rubano seta per 150mila euro
Camerlata, colpo da professionisti nel fine settimana alla tintoria Lariana
L’azione scatta attorno alla una della notte tra sabato e domenica, quando un primo segnale d’allarme mobilita la società di vigilanza cui è demandata la sorveglianza notturna. Prima dell’arrivo della guardia, i ladri hanno il tempo per mandare in frantumi un vetro, entrare nel capannone, spalancare una porta di metallo e mascherare l’irruzione sostituendo il vetro e inserendo stucco nelle intercapedini del portone, in modo da chiuderlo senza far scattare le serrature, il tutto restando acquattati all’interno. La guardia giurata, che effettua un sopralluogo esterno, compila un rapportino in cui non ravvisa irregolarità. Del resto il vetro è stato sostituito e il portone è, in apparenza, chiuso.
Dietro, al buio e in silenzio, ci sono i ladri, ma l’agente non può saperlo. Non può sapere neppure che a pochi metri in linea d’aria, oltre il muro di recinzione della tintoria, c’è probabilmente anche un camion posteggiato in attesa del suo carico. È sistemato nel cortile, vuoto e incustodito, della ex stamperia di Camerlata. E servirà, qualche ora più tardi, a portare via i diecimila metri di pezze. Nel fabbricato della Lariana, i ladri aspettano che la guardia si allontani, poi riprendono il loro lavoro. Coprono con vaselina i sensori d’allarme interni, in modo da "accecarli", poi, per sicurezza, staccano anche i cavi della linea telefonica assicurandosi che se anche la vaselina non bastasse, l’allarme resterebbe comunque isolato. Da questo momento in poi, la banda si è messa nelle condizioni di poter lavorare senza temere nulla: «Il nostro sospetto - dice Fiori - è addirittura quello che abbiano lavorato per tutta la giornata di domenica. Che abbiano caricato il camion e che se ne siano andati la notte scorsa (a cavallo tra domenica e ieri, ndr) in modo da non dare troppo nell’occhio».
È una ipotesi plausibile, che trova qualche riscontro anche nei primi accertamenti effettuati dai carabinieri. Del resto il "lavoro" svolto all’interno della Lariana è stato, in qualche caso, piuttosto complesso. Alcune pezze sono state trasportate fuori ancora avvolte sulla loro bobina, altre sono state srotolate e probabilmente riavvolte per essere trasferite sul camion in attesa oltre il muro. Non ci sono dubbi che si sia trattato di professionisti, così come sul fatto che il colpo sia stato preceduto da un sopralluogo. Basti guardare al vetro rotto e sostituito con un altro delle stesse identiche dimensioni (circa 50 centimetri per 50) o al lucchetto che sigillava il piccolo cancello pedonale che chiude l’accesso alla massicciata ferroviaria, la strada più breve per sconfinare nella ex stamperia accanto senza dover scavalcare il muro. «Di sicuro - concludono i responsabili della Lariana - una cosa del genere non si vedeva da decenni».
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