In questi giorni, nei quali le ore di buio vorrebbero sovrastare quelle del chiarore, nelle nostre città vediamo un’abbondanza di luce diffusa. Una fantasmagoria di luci, che suscita stupore e meraviglia, genera un clima di festa e di gioia che appaga non gli occhi soltanto, ma anche e soprattutto appaga e dilata il cuore.
Davanti a tanto stupore, che attira il nostro sguardo, non dimentichiamo che la bellezza è sorella della verità e compagna fedele della bontà. Bellezza, verità e bontà camminano sempre insieme, non si separano mai, l’una non può fare a meno dell’altra.
Il Natale viene a ricordarci che tutti gli uomini aspirano alla verità e all’amore, di esse sono assetati. Con la venuta di Cristo in mezzo a noi è scattata così una rivoluzione, la più grande della storia, che perdura ancora oggi, nonostante tutte le opposizioni e le resistenze.
Da quando Cristo si è fatto nostro fratello, infatti, le persone sono state raggiunte dalla verità e dall’amore, che permette loro di accogliere ogni uomo riconosciuto come proprio fratello e ogni donna come propria sorella. Se è così, gli altri, vicini o lontani, non sono più degli esseri anonimi, senza volto, senza patria, senza storia.
In ciascuno di essi identifichiamo non un concorrente, tanto meno un nemico, o uno da cui difendersi perché ci fa paura. Si tratta sempre e comunque di fratelli, e allora tutto cambia radicalmente. Lo sguardo si fa accogliente, la fraternità ci accomuna, ci unisce, ci fa sentire membri di una sola famiglia, quella dei figli di Dio.
La fraternità, dunque, è la sola via per stabilire la pace e premessa indispensabile per sconfiggere ogni povertà. Allora i verbi più appropriati che il Natale del Signore viene a ripresentarci sono: “accogliere, condividere e donare”.
La forza del Natale del Signore sta proprio qui: nell’insegnarci che la risposta più persuasiva a tutti i nostri problemi, personali e sociali, sta nel diffondere attorno a noi la cultura del dono e della solidarietà, proprio in virtù di ciò che ci appartiene per grazia: siamo fratelli, siamo sorelle, perché tutti figli amati e preziosi agli occhi e al cuore di Dio Padre.
Il Natale è una festa che ancora sentiamo come nostra, come familiare, perché diffonde una pace che scalda il cuore. Mi auguro che sentiate che il cuore è rinnovato dalla nascita di Gesù che si impasta della nostra umanità e cammina con noi, per andare oltre i muri dell’indifferenza, insegnandoci una capacità di dono gratuito.
Anche i regali che ci scambiamo vicendevolmente non devono essere un rito stanco o commerciale, ma sono il segno dell’attenzione, dell’interesse, della relazione di reciproco affetto che ci lega. Il dono che possiamo fare alle persone che ci sono accanto, anche a quelle che non conosciamo, che incontriamo per caso, è guardarci negli occhi. Guardare negli occhi i fratelli fa cadere muri, prevenzioni, paure e solitudini.
Cari fratelli e sorelle: a tutti auguro un Natale colmo della gioia e della pace dello Spirito del Signore.
Un pensiero speciale desidero rivolgerlo alle persone fragili, a chi è solo, a chi è ammalato, a chi vive con fatica il peso degli anni che avanzano. A tutti, proprio a tutti, auguro che questo Natale porti un supplemento di speranza, di cui ognuno di noi ha bisogno. E a ciascuno raccomando di vivere questi giorni di Natale come occasione per fare pulizia, a partire dalla propria: non è mai troppo tardi per chiedere perdono. Se non siamo in pace con noi stessi e con Dio è difficile che possiamo essere in pace anche con i fratelli.
Auguri!
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