Le province da eliminare sono un fatto storico incontrovertibile, tanto che nelle ultime campagne è stato indicato come una parte importante del programma. Ma incontrovertibile è anche la fame smisurata della "casta", che vuole ingrassare su tanti posti (e tanti soldi): e questa è la priorità assoluta. Sembrava che fossero giunti alle strette, tanto da averne annunciato l'attuazione. Ma, dall'annunzio alla realizzazione, la "casta" ha cercato ancora di salvare il tesoro, facendo finta che sarebbero state eliminate le province con meno di 220 mila abitanti, cioè 10. Tempo 2-3 giorni, è stata annunciata la marcia indietro. Ora scopro che si torna a parlarne, ma non si tratta di 10, bensì di 4 Province, perché si è portato il numero dei residente a meno di 200 mila. Naturalmente, a questo punto, la mia speranza che le Regioni siano ridotte a 3 (4 per esagerare), non resta neppure nel limbo delle possibilità. Peggio, naturalmente, per l'eliminazione degli enti inutili e per il secondo e terzo (e più) incarichi (anche comunitari) e per la riduzione dei parlamentari ad un quarto.
Mario Grosso
No alle province e sì alle macroregioni. Già sentita alcuni anni fa. Sentita e scordata, perché da noi le riforme si realizzano a chiacchiere e non a fatti. Adesso si realizzano (non realizzano) anche a sondaggi. Una volta alla settimana (Berlusconi tutti i giorni) i politici ricevono l'esito delle consultazioni tra gl'italiani. E vi si adeguano. È l'unico loro punto di riferimento insieme con i dati dell'Auditel. Ogni decisione dipende da quei risultati, e chi se ne importa se non corrisponde agl'interessi del Paese. Quelli individuali, e di partito, sono ben più rilevanti. Se questa è la strategia, non c'è innovazione, per quanto ragionevole, che vi possa sfuggire. Saremmo tentati di dire: sì, fatte salve però le emergenze drammatiche, com'è la crisi economica europea. Ma anche in un caso del genere si può benissimo controdecidere rispetto a ciò ch'è già stato deciso: ne stiamo vedendo, a proposito della manovra, esempi chiarissimi. Le province sono uno di questi: ne dovevano sparire meno della metà di quelle immaginate, e ovviamente la scelta si basava su criteri di convenienza. L'esclusione dalla mannaia di quelle con meno di 200mila abitanti e però con almeno 150mila e con metà del territorio di natura montana, salvaguardava soprattutto la Lega. Ma non soddisfaceva il Pdl. Ieri Pdl e Lega han dato un taglio al taglio: le Province, tutte le Province, non si toccano. Una marcia indietro per continuare ad andare avanti.
Max Lodi
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