Non ci sono soltanto bandiere Blu
L'Ue ci castiga anche sulle spiagge

La mappa della qualità delle acque balneari presentata da Bruxelles lancia l'allarme su otto Paesi, tra i quali c'è anche l'Italia, nazione leader per i riconoscimenti ai migliori stabilimenti balneari del Mediterraneo. Segno che l'eccellenza convive ancora con il degrado

ROMA - Promossi nel turismo ma ancora a rischio sul fronte dell'ambiente: dietro a questa contraddizione ci sono le coste italiane, premiate da numerose bandiere blu ma ancora caratterizzate in diversi punti da situazioni di degrado ambientale che sono state rilevate dai tecnici di Bruxelles.
La fotografia impetosa scattata dall'Ue è di ben 56 località balnearI (tra le quali cinque nelle "acque interne", ovvero i laghi) che non rispettano i requisiti minimi della direttiva europea sulle acque balneabili. "Maglia nera" tra le Regioni è il Veneto, con ben 23 siti non idonei (3 in provincia di Verona, 10 a Chioggia, 5 a Porto Tolle e 5 a Rovigo). Seguono la Liguria con 8 siti (5 nel Genovese e 3 nell'Imperiese), La Calabria con 6 (tutti nel Reggino) la Campania con 5 (4 nel Napoletano e uno nel Salerintano), le Marche con 4 (3 nell'Ascolano e uno nel Maceratese), la Sicilia con 3 (tutti nel Messinese). Infine, la Toscana ha solo una criticità a Piombino, così come la Provincia di Bolzano presenta solo un luogo non balneabile.
La cattiva qualità delle acque dipende, spiegano gli esperti, sia dalla carenza di impianti di depurazione degli scarichi sia per la vicinanza ad aree industriali o ad estuari di corsi d'acqua inquinati.
Comunque queste "bandiere rosse" rappresentano solamente l'1% degli oltre 5.600 luoghi di balneazione del nostro Paese. Ma occorre ancora migliorare, per la salute di tutti e per il rispetto dell'ambiente.

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