Monza - La chemioterapia aveva fallito così come il trapianto di midollo osseo. Tre giovani, tutti tra i 20 e i 26 anni, affetti da linfomi ALK+, non avevano più di due o tre settimane di vita. Ricoverati nel reparto di ematologia del san Gerardo di Monza, diretto da Enrico Pogliani, sono stati i primi tre pazienti al mondo ad essere trattati con un nuovo inibitore di ALK (Crizotinib). I risultati sono stati sorprendenti. Tali da essere presentati, lunedì, ad Orlando in Florida, durante il meeting mondiale della società americana di ematologia. Ad illustrare i risultati preliminari sul trattamento di questi tre pazienti è stato Carlo Gambacorti Passerini, direttore del Centro di Ricerca Clinica del san Gerardo-Università Bicocca.
«I linfomi ALK+ -spiega Passerini- rappresentano una malattia estremamente aggressiva, con rapida crescita, sintomi sistemici e mortalità elevata». «Si tratta di tre casi estremamente avanzati, in cui vari livelli di chemioterapia, incluso il trapianto autologo di midollo osseo avevano fallito-commenta Enrico Pogliani, direttore dell'Unità di Ematologia - la terapia con Crizotinib ha evidenziato una risposta già dopo 3-4 giorni di trattamento con la scomparsa della febbre e dei dolori. A un mese dal trattamento si è registrata la regressione completa in due casi e parziale nell'altro caso delle lesioni presenti». Tutti e tre i pazienti sono stati dimessi dall'ospedale dopo una ventina di giorni e ora continuano a casa la terapia.
Crizotinib viene infatti assunto dal paziente per bocca due volte al giorno, ed è ben tollerato. Un paziente ha già raggiunto i sei mesi di trattamento, un secondo cinque mesi, mentre la terza é in terapia da poco più di un mese. «Si tratta però di pazienti con malattia in fase estremamente avanzata e la durata della risposta nel lungo periodo rimane da verificare-prosegue Gambacorti Passerini- ciò che invece è sicuro, data l'entità della risposta ed i risultati molto simili nei tre pazienti trattati, è l'esistenza di un'attività terapeutica molto importante». Le risposte sono state rapide, a tal punto che in un caso i radiologi che hanno effettuato le Tac e Pet di controllo pensavano non fosse possibile ottenere un tale risultato già dopo poche settimane. La notizia è stata giudicata di grande interesse anche dal New England Journal of Medicine, la più prestigiosa rivista di medicina, che ha deciso di pubblicarla a breve.
Anche la ditta che produce crizotinib é rimasta impressionata favorevolmente da questi risultati, e ha deciso di intraprendere uno studio allargato ad altri 7 centri italiani e coordinato da Carlo Gambacorti Passerini. «Questi risultati –conclude il direttore del centro di ricerca clinica-dimostrano come sia importante, possibile e doveroso coniugare ricerca di base e ricerca clinica al fine di ottenere importanti risultati terapeutici, come avvenne per imatinib e la leucemia mieloide cronica nel 1999».
Rosella Redaelli
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