Cara provincia
Sabato 17 Gennaio 2009
Obama, gli Usa e la povera «periferia Italia»
Ha idee da liberal, ma questo non gl’impedisce di guardare ai fatti con realismo
Tra pochi giorni si insedia il nuovo presidente degli Stati Uniti. Due mesi fa, all’indomani dell’elezione, si sprecarono gli elogi, sottolineando il netto cambio di strategia che Obama avrebbe impresso al corso della politica americana. In poche parole, il peggio se ne era andato con i due quadrienni di Bush e il meglio finalmente era arrivato. C’è voluto però poco tempo perché questa grande novità si dimostrasse molto meno apportatrice di un cambio di indirizzo. Le ultime dichiarazioni di Obama lasciano trasparire l’intento di continuare sulle tracce del suo predecessore. Dovrà farsene una ragione la sinistra italiana, che aveva gridato all’avvento di Obama come a quello di un radicale trasformatore.
Franco Gneppi
Credo che a Obama non interessi nulla di quel che pensa la nostra sinistra. Né gl’importa che Berlusconi presenzi come “comparsa” o non presenzi affatto al suo insediamento. Né altro che faccia riferimento alla periferia italiana, ché tale essa appare ai suoi occhi di primo leader del mondo, nonostante l’arretramento politico americano degli ultimi anni e il terremoto economico-finanziario degli ultimi mesi.
Obama ha idee da liberal, ma questo non gl’impedisce di guardare ai fatti con realismo. E i fatti sono che la crisi post-mutui ha messo in ginocchio gli Usa impedendo di trovare le risorse per avviare la riforma di sanità e pensioni; che la presenza militare in Iraq non può essere d’un colpo cancellata per la situazione ancora instabile (eccome instabile) di laggiù e per quanto sta accadendo a Gaza e dintorni; che il rinnovo dei quadri dirigenziali al potere deve conciliarsi con il mantenimento delle esperienze (e degli uomini) che danno le maggiori garanzie in un momento così difficile; che un conto è il radicalismo elettorale e un altro il radicarsi dopo le elezioni, passaggio che richiede moderazione. Le innovazioni verranno. Ricorrere con spirito bipartisan a personaggi di passati establishment, affermare il centrismo come valore di base della continuità di governo, dire con chiarezza che i tempi impongono la rinuncia ad alcune promesse non è una manifestazione di debolezza, ma di forza. Nessuno che non sapesse d’essere supportato da un forte consenso, potrebbe accingersi alle sofferte scelte annunciate da Obama.
Più che criticarlo, forse ne dovremmo prendere esempio. Quando si governa, non è importante essere di destra o di sinistra. E’ importante essere al fianco del proprio Paese cercando di non farlo cadere. O aiutandolo a rialzarsi, se cade.
Max Lodi
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