Cronaca / Como città
Sabato 04 Febbraio 2023
«Paghiamo per stare al camping e ora scopriamo che non è in regola». A tu per tu con famiglie e disabili “sfrattati”
Lazzago Viaggio nel campeggio bollato come “abusivo” dal Comune e dove vivono 60 persone. Il portavoce: «Abbiamo chiesto aiuto al sindaco»
Tre coniglietti nani spuntano d’improvviso sul cancello d’ingresso del campeggio “No stress”. Uno si gratta le lunghe orecchie e si sofferma a guardare il gruppetto di persone fermo all’esterno a parlare. L’argomento di conversazione è obbligatorio: la chiusura forzata del camping di Lazzago disposta dal Comune.
L’incontro con il sindaco
«Questa mattina (ieri ndr) siamo stati dal sindaco» racconta Fabio, uno degli ospiti del campeggio (abita là dentro da due anni) e, di fatto, il portavoce delle sessanta persone che vivono nei cosiddetti bungalow della struttura con vista (e udito) sul rondò di Lazzago. «Abbiamo spiegato ad Alessandro (Rapinese ndr) che ci sono situazioni di fragilità e abbiamo proposto la nomina di un amministratore straordinario per evitare che dall’oggi al domani famiglie e disabili si ritrovino senza un tetto sotto il quale dormire».
La vicenda è nota, e la possiamo ricapitolare così. Il 18 gennaio i vigili del fuoco sono intervenuti per un ospite rimasto intossicato (per fortuna non in modo grave) da monossido di carbonio, per il sospetto mal funzionamento di una caldaia. Quell’intervento ha spinto carabinieri e polizia locale ad approfondire la situazione del campeggio, scoprendo da un lato che la gestione era passata di mano a soggetti sconosciuti al Comune e dall’altro che l’autorizzazione circa l’apertura riguardava esclusivamente il periodo dal 15 aprile al 15 ottobre. Tradotto - contesta Palazzo Cernezzi - «la società» che gestisce il “No stress” «sta esercitano abusivamente l’attività». Da qui l’ordine - emesso il 27 gennaio - di chiusura entro 24 ore. Ordine disatteso.
«Nostra figlia è disabile»
La questione è che nel campeggio sono ospitate diverse persone che vivono in fragilità. Mentre Fabio racconta dell’incontro con il sindaco, arrivano due giovani, un ragazzo e una ragazza: «Abbiamo una figlia epilettica, ha 11 anni - spiega lei- E viviamo della mia disoccupazione. Cosa possiamo fare?». Poco dopo ecco Alessandro, storico clochard comasco: di lui si è parlato molto per il matrimonio con Silvia, anche lei senzatetto: «È spaventata e preoccupata - dice lui della moglie - perché ha paura di perdere la casa».
Casa che, per la cronaca, è un mini soggiorno con angolo cottura con porta d’ingresso annessa, bagnetto cieco e stanza da letto in cui fatica a trovare spazio un letto da una piazza e mezza. «Per questa sistemazione - spiega Fabio - pago 450 euro al mese più i costi dell’elettricità. Poi ci sono casette leggermente più grandi che costano 550 euro al mese».
Nelle strutture più grandi vivono - tra l’altro - una donna con i due figli. In quelle più piccole, da 350 euro («sono davvero minuscole») ha trovato ospitalità una ragazza disabile. Arriva dalla Toscana, ha trovato lavoro a Milano ma là gli affitti sono proibitivi. La prossima settimana comincia con la nuova occupazione. «Il fatto - conclude Fabio - è che a breve verranno a sgomberare la struttura. Questo il sindaco lo ha detto chiaramente. Chi può sta cercando un’alternativa, ma abbiamo spiegato da Alessandro (sempre Rapinese ndr) che molti faticano a trovare qualcosa in affitto, perché senza un lavoro fisso nessuno si espone. Ci ha detto che il Comune è pronto a intervenire da garante... ma ai privati questo interessa poco. E per quanto l’amministrazione abbia ragione, il fatto resta sempre lo stesso: a breve molte persone perderanno la casa dove vivono».
Vicini di strada, realtà che coinvolge numerosi enti che si occupano di fragilità, ieri ha preso posizione sulla situazione: «Ci chiediamo perché non siano stati valutati dei tempi adeguati in cui i diversi settori del Comune coinvolti, anche con il supporto del Terzo Settore, si organizzassero per comunicare con anticipo agli ospiti la chiusura del camping e, approfondendo la situazione di ciascun ospite, trovassero insieme alla persona delle soluzioni adeguate».
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