Panzeri&Goggia, la felicità è... doc
«Una medaglia che sento mia»

Parla il medico comasco che è stato al fianco della campionessa azzurra

Una medaglia d’argento pazzesca, più forte della sfortuna, quella conquistata ieri da Sofia Goggia nella discesa libera femminile alle Olimpiadi Invernali di Pechino.

Una medaglia che è anche un po’ comasca grazie al dottor Andrea Panzeri, il responsabile della Commissione Medica della Federazione Italiana Sport Invernali, che ha contribuito a rimetterla sugli sci dopo la caduta e l’infortunio a pochi giorni dalla partenza per la Cina.

«Ringrazio i medici»

«Ringrazio i medici perché penso siano stati tacciati di pazzia per avermi rimesso sugli sci – ha dichiarato la Goggia -. Si sono presi responsabilità allucinanti, ma visto che ho sempre preso le loro parole come vangelo, 12 giorni dopo ero di nuovo sugli sci».

Il 23 gennaio una rovinosa caduta, durante il supergigante di Coppa del Mondo di cortina, le causò la lesione parziale del legamento crociato, oltre a una piccola frattura del perone. Una diagnosi che, di fatto, sembrava estromettere l’azzurra dai giochi a cinque cerchi.

Ma Sofia, la donna del miracolo, ha battuto la sfortuna – che le costò sempre a causa di un infortunio i Mondiali di Cortina 2021 – e si è e si è presa con tenacia e resilienza un argento dal valore inestimabile.

«Quella di Sofia è davvero una grandissima impresa. E la sua è una medaglia la sento, in parte, anche un po’ mia visto il lavoro svolto nelle ultime settimane per rimetterla in pista».

Commenta soddisfatto dalla Cina il medico comasco Andrea Panzeri, al seguito delle sciatrici e degli sciatori azzurri. «Subito dopo l’infortunio avevamo visitato Sofia a Milano e avevamo avuto la sensazione che, nonostante tutto, si potesse provare a portarla e farla gareggiare ai Giochi. Così è iniziata una corsa contro il tempo in cui ogni giorno e in ogni ora ci si credeva sempre di più».

«Tutti ci abbiamo creduto»

Il dottor Panzeri, alla sua quinta olimpiade dopo quelle di Torino, Vancouver, Sochi, Pyongyang e Pechino, rimarca il grande lavoro svolto da tutto lo staff medico in poco più di tre settimane: «Tutti noi ci abbiamo creduto, Sofia in primis. Arrivati a Pechino si è deciso di non farle disputare il superG. Poi, con il passare del tempo, le sensazioni sono migliorate e ieri è arrivata questa medaglia incredibile».

Forse la più speciale della sua carriera, almeno fino a questo momento.

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