La forte partecipazione degli italiani al referendum è la conferma di quello che si era già visto alle elezioni amministrative. I cittadini sono stufi delle promesse dei politici, non vi credono più e, appena gli è consentito, vogliono dire la loro in prima persona dando segnali di cambiamento. Di fronte a tutto questo, suonano stridenti quelle dichiarazioni del presidente del Consiglio e del presidente della Regione Lombardia secondo le quali essi non sarebbero andati a votare. Visto che il loro partito, il Pdl, aveva lasciato libertà di voto a iscritti e simpatizzanti, avrebbero fatto meglio a stare zitti e a lasciare che ciascuno si comportasse come meglio credeva. Così invece hanno rimediato una pessima figura. Le istituzioni dovrebbero imparare a rispettare il loro ruolo, almeno questo l'avranno capito Berlusconi e Formigoni?
Gino Canali
Chissà se l'avranno capito. Loro e altri ministri (per esempio Bossi) che avevano dichiarato che sarebbero stati a casa. Credo che in cima al molto di cui è stufa la gente, vi sia il tentativo palese di tenerla lontana da decisioni che la riguardano da vicino. Il boicottaggio dei referendum è stato percepito come un'offesa al diritto di partecipazione, alla voglia di contare, al desiderio di far sentire come la si pensa in un'epoca in cui molti politici pensano che il sentire popolare non conti nulla. E tenacemente persistono, per esempio, a non cambiare una legge elettorale che impedisce agli elettori d'esprimere il voto di preferenza. Il governo nel suo insieme si deve preoccupare di quest'insofferenza ormai diffusa, e difatti qualcuno del governo che l'ha capito, lo segnala ripetutamente ad altri che fanno finta di non capire. Deve capirlo Berlusconi, ma deve capirlo anche Bossi. Il problema per il centroldestra non solo è che Berlusconi non sa più comunicare come prima, è che Bossi si vede sgusciar via elettori che gli si erano accostati fiduciosamente. E' quella quota di nordismo impastato di semplicità, di spirito genuino, di attese pazienti che fortemente confidava nella capacità riformistica della Lega. Ma la Lega, da un certo momento in poi, non ha dato le risposte che doveva dare. O meglio: le ha date a Berlusconi, acconsentendo a una serie di provvedimenti a lui utili. Non le ha date a tutti quelli che le avevano concesso credito, sicuri di riscuoterlo. Se la Lega diventa agli occhi della gente un partito come tutti gli altri, rischia di smarrire la sua ragione sociale. Probabilmente di questo il leghismo più fedele e insieme più deluso chiederà conto a Bossi domenica a Pontida.
Max Lodi
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