Pasquini: «Cantù ha tante armi
E temo l’impatto di Calathes»

Intervista con l’allenatore del Banco di Sardegna Sassari, domenica avversaria di Cantù in Sardegna.

Federico Pasquini sta per spegnere la prima ciliegina sulla torta da capo allenatore del Banco di Sardegna, avversario domenica della Red October Cantù. Il 43enne ferrarese ha infatti preso in mano la Dinamo il 7 marzo scorso. Divenendone coach dopo aver rivestito nello stesso club dal 2011 i ruoli di direttore sportivo prima e di general manager poi.

Dopo l’arrivo di Lawal, e quello di Bell, sembra abbiate svoltato. Che vi ha dato il giocatore migrato da Cantù dopo le prime giornate?

«Atletismo, intimidazione, presenza, capacità di dare verticalità e quell’energia che ci stava mancando. Era da anni che lo seguivo ed era quello che da lui cercavo. Sta lavorando molto bene e si sta impegnando molto».

Un altro ex canturino, Johnson-Odom non ha invece funzionato in Sardegna tanto che di recente avete rescisso il contratto.

«DJO è un ragazzo dalla disponibilità clamorosa, ha qualità e talento incredibili ma la squadra risulta più funzionale con altri interpreti. È il contesto a far sì che un giocatore possa essere giusto o sbagliato. L’esempio di Lawal è significativo: a Cantù non andava bene, da noi sì».

Veniamo alla sfida di domenica: quale ritiene possa essere la minaccia per voi peggiore?

«Cantù ha tante armi: dal post basso alla capacità di giocare fronte a canestro di Johnson, dall’energia di Darden alla qualità di Dowdell, al tiro di Pilepic. E aggiungerei l’impatto di Calathes, giocatore che può e sa essere decisivo».

L’intervista integrale sulla Provincia di venerdì 10 febbraio

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