Cara provincia
Martedì 31 Marzo 2009
Pd latitante e opposizione «alla Fini»
Il centrosinistra è precipitato verso un abisso di consensi dal quale sarà molto difficile risalire
Invece di gridare nuovamente a Berlusconi come al padrone dell’Italia, la sinistra dovrebbe interrogarsi sul futuro di se stessa. Alla luce di quanto è accaduto negli ultimi mesi, il minimo sarebbe infatti che facesse un poco di autocritica: mentre il centrodestra, nonostante sia al governo in un momento di crisi drammatica, viene dato in crescita di consensi, il centrosinistra è precipitato verso un abisso dal quale sarà molto difficile risalire. Il punto è proprio questo: che cosa si pensa di contrapporre nel futuro a una leadership come quella di Berlusconi? Questo interesserebbe sapere a chi ha sempre guardato con attenzione a chi rappresenta un mondo diverso da quello dei conservatori.
Mario Catena
Il centrosinistra commise un errore-monstre nella primavera di due anni fa, quando riuscì a vincere le elezioni, ma non ad essere maggioranza nel Paese. Berlusconi lanciò a Prodi l’idea d’un governo bipartisan con pochi punti all’ordine del giorno. Effettuato il loro disbrigo, si sarebbe ritornati a votare chiedendo al Paese d’esprimersi con migliore chiarezza e consegnandolo nelle mani d’una leadership più forte di quella uscita dalle urne. Il premier rifiutò la proposta, il suo governo traccheggiò per un pugno di mesi aggrappato al sostegno dei senatori a vita, poi venne suicidato da Mastella. Ma già prima del Prodicidio, il centrosinistra s’era alacremente adoperato per evocarlo. Il resto è noto: trionfo elettorale del Cavaliere nel 2008, nuovo “suicidio pilotato” tra le fila degli avversari, vittima questa volta Veltroni. Che forse non sarà l’ultima. Rivelatrice una battuta di Maurizio Crozza a Massimo D’Alema qualche sera fa a Ballarò. Ha detto: vedo che lei si sta tenendo fuori dalla politica attiva in questo momento. Ha risposto D’Alema: perché? Di nuovo Crozza: perché Franceschini è ancora al suo posto. Naturalmente le battute sono battute, però rivelano dove batte la lingua della dolenzìa del Pd e dei riformisti. Nei cui ranghi le divisioni permangono e il cui orizzonte di credibilità non è incerto, è incertissimo. Servono un leader robusto e un programma snello. Cosa facile a dirsi, quasi impossibile a farsi. Però alternative all’impossibile non ce ne sono. A meno di non volersi rassegnare all’idea che la vera opposizione a Berlusconi debbano, nunc et semper, farla la crisi economica e le istituzioni; e a meno di non voler delegare a Gianfranco Fini la rappresentanza delle istanze d’una parte politica che non è la sua, ma ormai è come se lo fosse. Non per l’invadenza del presidente della Camera, ma per la latitanza altrui.
Max Lodi
© RIPRODUZIONE RISERVATA