Da ieri si può quantificare il peso politico di Como: vale meno di sessanta centesimi. I sessanta centesimi che da giugno dovrà pagare chi vorrà percorrere i 2.400 metri della tangenziale di Como, da Villa Guardia ai prati del Bassone.
Lo ha confermato l’amministratore delegato di Pedemontana Marzio Agnoloni: «Sicuramente si pagherà il pedaggio perché c’è l’interconnessione con la A9». Come dire: non pagarlo era impensabile. Tra coloro che lo avevano non solo pensato ma anche promesso pubblicamente c’era il presidente della Regione Roberto Maroni, nell’euforia di qualche taglio del nastro.
Promessa derubricata a “manifestazione di ottimismo” al sorgere dei primi scogli e ora diventata una bolla di sapone. D’altra parte non c’è da stupirsi : il varesino Maroni predica da sempre di voler fare il padrone a casa sua e così ha fatto. La tangenziale di Varese sarà infatti gratuita durante Expo, quella di Como no. Con la differenza che quella di Varese un po’ utile lo è davvero, quella di Como così com’e, no.
È la solita beffa per i comaschi - e per i politici che li rappresentano da Milano a Roma - ancor più amara per chi l’ha subita sulla sua pelle, pensiamo a chi vive a Villa Guardia, Lucino o Grandate o Camerlata, che se va bene sarà ripagato da qualche metro quadro di verde accanto a una foresta di cemento.
Detto di Maroni, che ha evidentemente esaurito la simpatia per Como con la vicenda paratie, occorrerebbe dire qualcosa anche di Pedemontana. Non servono parole, basta accostare la decisione di far pagare un pedaggio spropositato per 2.400 metri di strada a una fotografia. Quella dei 38 cartelli che Pedemontana ha piantato in via Tentorio, la strada che da giugno sarà usata per imboccare la nuova mini tangenziale. Trentotto inutili cartelli in 300 metri che saranno anche conformi al codice della strada,ma sono uno spreco e un insulto al buon senso. Una foto che è l’immagine stessa della burocrazia: goffa, inutile, dispendiosa dannosa, fastidiosa, miniera di sarcasmo.
E sì che in fatto di cartelli Pedemontana non è particolarmente prodiga: si guardi alla nuova A36, il primo torsolo di autostrada aperto tra Cassano Magnago e Lomazzo. Se c’è un motivo per cui attualmente è utile è che rappresenta una scorciatoia efficace per arrivare a Malpensa, da Como, dalla Brianza e dalla Svizzera. Eppure, nè in un senso né nell’altro, c’è un cartello che indichi quale direzione seguire fare (se vi dovesse capitare, alla fine della nuova autostrada occorre girare a sinistra, verso Milano, e poco dopo girare a destra, sulla superstrada). Problema segnalato fin dall’apertura e ad oggi non ancora risolto. Nè l’esistenza stessa della A36 è oggettivamente ben segnalata su A8 e A9. Verrebbe quasi da pensare che, essendo Pedemontana un gestore diverso dalla Serravalle, ci sia un qualche ostracismo a indirizzare i veicoli verso l’autostrada concorrente. Ma non lo pensiamo.
Certo è che la nuova A36 sta riscuotendo uno scarso successo ed è spesso vuota, come dimostra l’inchiesta che pubblichiamo in cronaca. L’autostrada dovrebbe avere un altro impatto quando sarà collegata alla Comasina con il tratto Lomazzo-Cermenate-Lentate e dalla Brianza sarà più veloce raggiungere Malpensa. Ma resterà comunque un’incompiuta sino a quando non sarà realizzato il prolungamento sino a Bergamo. E questo lo sapevano tutti prima ancora di iniziare i lavori: è l’Italia, bellezza. Un uovo oggi, intanto che c’è. Domani chissà.
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