Pedofilo, l’appello
«Denunciare serve»

Altro caso di adescamento di minori prima di quelli di Binago e San Fermo

L’esperta della Questura: «Sicurezza con buonsenso, attenti anche ai conoscenti»

Uno l’hanno preso, pochi mesi fa: perché la sua vittima ha annotato il numero di targa e ha raccontato quello che le era successo a genitori e forze dell’ordine.

Mentre il Comasco è alle prese con il senso di minaccia che deriva dalle recenti segnalazioni - a San Fermo e Binago - dei tentativi di adescamento di bambine da parte di un uomo su un’auto nera, forse una Focus, emerge un precedente finito con la denuncia del maniaco.

Perché per sconfiggere gli orchi ci vogliono coraggio e prontezza, senza paura bisogna segnalare ed essere capaci di aprirsi con i propri genitori, gli insegnanti e le forze dell’ordine.

«Nel primo semestre di quest’anno c’è stato un altro episodio simile nel Comasco - racconta il vicequestore della Polizia di Como Ilaria Serpi - In quel caso si trattava di una ragazzina poco più grande, frequentava la prima superiore. Forse l’età l’ha aiutata a reagire in maniera appropriata, allontanandosi dall’adescatore e riuscendo a fornire prima alla madre e poi a noi una descrizione puntuale».

Non solo: in quel caso il maniaco ha tentato di adescare la ragazzina ben due volte, e lei ha avuto l’accortezza di appuntare la targa dell’auto. La Polizia così è riuscita a identificarlo.

Venendo invece al caso più recente, l’ultima segnalazione dell’auto nera risale a mercoledì. A San Fermo in via Raimondi l’uomo sulla trentina con la Focus ha tentato di adescare una bambina di otto anni. «Oggi voglio essere io il tuo ragazzo» le ha detto. Per fortuna nei paraggi c’era il nonno, che è intervenuto tempestivamente. La Ford è fuggita, come era avvenuto pochi giorni prima a Binago, dove il maniaco era riuscito a far salire in macchina una bimba. Provvidenziale in quel caso l’intervento di un’amichetta che ha assistito alla scena e ha convinto la compagna a scendere.

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