E così, con le frontiere aperte, non solo per le persone ma soprattutto per le merci, gradualmente siamo arrivati a pugnalare alla schiena i nostri lavoratori.
Bisogna avere il coraggio di recitare il nostro mea culpa per la situazione catastrofica del tenore di vita, o meglio di sopravvivenza di grandi strati di abitanti delle nostre città, d'Italia, dell'Europa e di tutto il mondo occidentale.
È arcinoto che l'importazione senza limiti di ogni prodotto fabbricato in estremo oriente ha costi inferiori dal 200 al 300 per cento di quelli fabbricato in occidente, ha determinato la chiusura di innumerevoli fabbriche non più competitive.
Se riusciamo ancora a esportare alcuni articoli di alta tecnologia ciò è limitato a una ristretta cerchia di aziende. In realtà la maggior parte delle aziende italiane è in crisi.
Dopo la cassa integrazione non ci rimane che la cassa da morto. Allora mi chiedo: perché non viene immediatamente rimessa in azione il ripristino dei dazi doganali, adeguando così i costi dei prodotti di estremo oriente a quello delle nostre fabbriche? Cari onorevoli, sta a voi il compito di portare nel governo questa proposta.
Solo così, pareggiando i costi di produzione, integrati con i dazi, avremo prezzi allineati e il cliente potrà scegliere quale prodotto acquistare e non essere costretto a sottostare alla imposizione del mercato.
Non vedo altra soluzione e spetta ai nostri governanti operare subito in tal senso.
Rifiutando questo banale suggerimento purtroppo avremo i nostri negozi pieni di ogni bene ma non avremo più i soldi per acquistare niente.
Solo salvando e facendo ripartire le attività delle nostre fabbriche potremo, assicurando il lavoro, riacquistare la nostra dignità di uomini.
Io rispetto tutti, cinesi compresi, ma non ho anche il dovere di proteggere e favorire i miei figli?
Emilio Penci
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