Cronaca
Mercoledì 07 Dicembre 2022
Picco di influenza, bambini malati
pediatri in affanno
VirusMezzabotta: «In un giorno anche cento chiamate. Però è giusto cosi, non bisogna portarli in ospedale» . Pangrazzi: «Non devono tornare subito a scuola»
É un’epidemia di influenza come non se ne vedevano da tempo, quella che interessa la Lombardia, e, al pari, la provincia di Sondrio.
Illuminanti i dati contenuti nell’ultimo rapporto epidemiologico di Influnet, la rete italiana di sorveglianza dell’influenza diffuso venerdì scorso e riferito alla settimana dal 21 al 27 novembre, il quale dà la Lombardia, in pole position, con Emilia Romagna ed Umbria, per incidenza della malattia su 1000 abitanti.
Si parla di 5.427 casi segnalati da 222 medici sentinella, pari a 17,80 casi ogni 1000 abitanti, con un picco di incidenza, addirittura, pari a 48,10 fra i bambini dai 0 a i 4 anni, e di 27,76 nella fascia 5-14 anni. Scende, invece, l’incidenza, a 14,73 nella fascia 15-64 anni, e siamo a 7,39 negli over 65 che sono anche, ricordiamolo, quelli più protetti perché più inclini a farsi vaccinare.
Questa la fotografia in base agli ultimi dati, fra i peggiori in Italia, e la conferma di quanto sia sotto pressione il sistema sanitario,e di quanto siano impegnate,le famiglie nella cura, in particolare, dei loro piccoli, arriva anche dai pediatri di famiglia della provincia di Sondrio.
«É innegabile che l’influenza, quest’anno è arrivata prima del previsto perché di norma i primi casi si hanno intorno a Natale o subito dopo - afferma Nella Mezzabotta, pediatra di famiglia a Sondrio e medico sentinella di Influnet -. Invece, negli ultimi 15 giorni abbiamo visto diversi casi di febbre alta, con mal di testa e sintomi decisamente influenzali e proprio ieri mi è giunta conferma dall’istituto di virologia cui ho inviato il primo tampone effettuato che trattasi di influenza. Quindi non c’è dubbio che siamo in pieno picco influenzale e basti dire che la scorsa settimana ho segnalato a Influnet 30 casi contro i 0-3 delle settimane precedenti».
Ne consegue che la rete dei pediatri della provincia di Sondrio, così come il Pronto soccorso pediatrico ospedaliero del capoluogo, sono sotto stress. Perché i genitori allarmati da picchi febbrili molto alti, da tosse insistente, da cefalee, che colpiscono anche bimbi molto piccoli, chiaramente si allarmano e spesso, non se la sentono di attendere il responso del proprio pediatra e si rivolgono, direttamente, al Pronto soccorso.
Cosa fare
«Fondamentale è avere fiducia nel proprio medico - ricorda Mezzabotta -, perché noi ci siamo. Ovvio , la richiesta è incessante il telefono squilla in continuazione, soprattutto al lunedì basti dire che proprio ad inizio settimana ho risposto personalmente a 30 chiamate, altrettante le ha evase in funzione filtro la mia segretaria e al pomeriggio ho visto una ventina di bambini, e lo stesso ha fatto mia figlia che è pediatra a Bormio. Però, l’invito ai genitori è a fidarsi del proprio medico e non correre al Pronto soccorso all’istante».
Il rischio è quello di peggiorare il quadro clinico del bimbo, facendogli prendere freddo, portandolo in un luogo dove possono circolare altri virus, e dove magari occorre trattenersi anche a lungo per essere visitati causa l’ingolfamento del sistema sanitario che rischia, nei periodi di punta, di avvitarsi su se stesso.
«Altro aspetto nodale - ricorda Carmen Pangrazzi, pediatra a Grosotto e a Tirano - risiede nella necessità di osservare un periodo di convalescenza dopo il venir meno dei sintomi acuti».
«Perché, purtroppo - aggiunge la dottoressa -, questo non viene fatto quasi mai e noi continuiamo a rivedere bimbi che hanno già avuto il picco di febbre alta, la tosse, il mal di testa, tutto quanto e ch appena passano i sintomi vengono rimandati all’asilo, a scuola, a fare attività sportive, siano calcio, nuoto e quant’altro. É pacifico che si riammalano subito. Il nostro sistema immunitario richiede tre settimane di tempo per riposizionarsi su livelli standard. Chiaro che tre settimane fermi i bambini non possono stare, ma qualche giorno, a giocare, in casa, quando sfebbrati, questo sì».
Pangrazzi invita i genitori a collaborare, da questo punto di vista, atteso che il sistema è già al limite del default.
«Non ce la facciamo più - assicura -. Da 20 giorni siamo alle prese con influenza, streptococco e scarlattina, in studio dalle 9 di mattina alle 9 di sera. C’è bisogno della collaborazione di tutti».
© RIPRODUZIONE RISERVATA