Le allergie sono il risultato di una risposta ipersensibile del sistema immunitario nei confronti di agenti estranei, gli allergeni, che possono essere rappresentati da sostanze molto diverse: pollini, polveri, muffe ma anche cibo, acari e altri insetti. Le allergie da polline interessano l'apparato respiratorio e sono caratterizzate da una certa stagionalità, determinata dal ciclo di fioritura delle piante che producono e immettono nell'ambiente i diversi tipi di polline.
Normalmente questo evento non ha conseguenze, ma in taluni casi il rilascio dei pollini e la loro «migrazione» causa nelle persone allergiche fastidiose riniti e, nei casi più gravi, può dare luogo a veri e propri attacchi d'asma. I sintomi più diffusi sono: lacrimazione, prurito alle congiuntive che appaiono arrossate, starnuti ripetuti, congestione nasale. A volte i sintomi possono scomparire rapidamente, ma talora persistono per buona parte della giornata. È caratteristica una sensazione di stanchezza e una difficoltà di concentrazione che influisce negativamente sulle prestazioni scolastiche e lavorative.
La comparsa di questi sintomi si ha quando la concentrazione del polline a cui il soggetto è allergico raggiunge un valore limite, detto «soglia di scatenamento». Tale soglia è diversa da persona a persona e può variare nello stesso paziente, a seconda del periodo dell'anno. Oltre a ciò, la rinite allergica è un importante fattore di rischio di asma bronchiale, con cui si presenta associata in una elevata percentuale di casi. Tra le patologie allergiche respiratorie, quelle causate dai pollini dell'ambrosia rappresentano, per la crescente diffusione della pianta e per la gravità dei disturbi, un importante problema di sanità pubblica e di prevenzione in campo allergologico.
L'ambrosia, originaria del Nord America, è oggi parte integrante dell'ambiente vegetale dell'area Padana. Grazie alla valida collaborazione degli Ospedali Riuniti di Bergamo, l'Asl ha avuto la possibilità di conoscere le concentrazioni di pollini nell'aria di Bergamo, individuare i periodi di maggior concentrazione di pollini di ambrosia (i dati del monitoraggio evidenziano la sua presenza nel periodo estivo ed in particolare con punte a fine estate) e consigliare interventi di prevenzione e di riduzione del rischio.
Da marzo ad ottobre, per esempio, occorre prestare attenzione alle piante della famiglia delle erbacee, tra cui rientrano le urticacee e che hanno in genere un picco di fioritura proprio tra marzo ed aprile ed uno a settembre (per esempio parietaria e le piante composite come artemisia e ambrosia). Fino a settembre è invece il periodo delle graminacee, il cui picco solitamente è tra maggio e giugno (rientrano nella categoria cereali quali avena, mais, orzo, riso, grano da cui scaturisce il fieno). Tirano un sospiro di sollievo gli allergici alle platanacee e salicacee (salice e pioppo), i cui pollini dovrebbero terminare verso la fine di aprile, stagione permettendo. Betullacee, corilacee, cupressacee e oleacee si accavallano, coprendo un tempo di circa 6 mesi da gennaio a giugno. Tra queste famiglie troviamo la betulla, il nocciolo e l'ontano.
Da luglio a settembre abbiamo anche le «composite». In aumento anche i casi di pazienti della cosiddetta Sindrome orale allergica (Soa) che può comparire, ad esempio, negli allergici alla betulla quando mangiano mele, pere, albicocche, kiwi, mentre chi è sensibilizzato alle graminacee può avere qualche sorpresa con il melone, l'anguria, il pomodoro e altri alimenti. Per la cura delle allergie da polline ci sono a disposizione anche i farmaci: antistaminici per la rinite e la congiuntivite, bronco dilatatori per l'asma, cortisonici da somministrare per via nasale o bronchiale.
È fondamentale in ogni caso che la terapia venga prescritta da uno specialista competente e che la cura venga seguita con assiduità dal paziente. Un ruolo importante in questo ambito ha l'immunoterapia specifica, ossia il vaccino, che consiste nella somministrazione di dosi progressivamente crescenti di estratti pollinici.
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