Leggo che «…il popolo verde urla dal pratone di Pontida secessione e interrompe più volte il discorso di Bossi». Mi meraviglia che la maggioranza dei leghisti credano ancora a queste favole, ciò dimostra, dalla stragrande maggioranza del popolo verde, un ragionamento di pancia e non certo di cervello. Grazie a parole al vento (nei pratoni) e niente fatti concreti, si è creato un nuovo esercito di poveri i quali sonoi costretti ad elemosinare pasti caldi alle mense di carità distribuite in tutto il Paese. I popoli delle grandi nazioni (e piccole) federali: America, Germania, Svizzera non vanno sui pratoni a gridare secessione ma, con i piedi ben saldi per terra, pretendono dai politici, che con il loro voto sono al potere, serietà e impegno affinché la comunità possa trarne vantaggio e alla prima "puzza" di scandalo o di incapacità nel gestire il proprio ruolo li costringono a dimettersi.
Roberto Mangoni
Gli slogan sentiti a Pontida avevano il sapore dello scontato, del banale e del routinario. Era come se, non avendo nulla di nuovo da dire, non si potesse che ridire qualcosa di vecchio. O forse è andata così perché la Lega è nel dubbio su che cosa fare, in questo passaggio politico difficile (epocale?) per il centrodestra e per essa stessa. O magari lo sa e non osa farlo e cerca il pretesto che le consenta di farlo: sa che si dovrebbe staccare da Berlusconi e prova a farsi dire qualche no per dichiarare il proprio sì alla dissociazione. O invece è semplicemente vero ciò che una volta Montanelli disse a Biagi e Biagi raccontò in un suo libro: la Lega sa quello che non vuole, ma non sa quello che vuole. Naturalmente Montanelli estremizzava e provocava, però molte volte ci azzeccava. A proposito di Pontida, ciò che ha davvero sorpreso è stato l'atteggiamento di Maroni. Maroni il leghista moderato, Maroni il leghista di governo più che di lotta, Maroni il leghista ministro degl'Interni (un ottimo ministro degl'Interni) ha parlato come avrebbe potuto parlare un qualunque Calderoli sulla Libia, sugl'immigrati, sul fisco, eccetera. Si dirà che è normale, in un luogo come Pontida, accentuare i toni da parte del più autorevole candidato ad essere il successore di Bossi; tuttavia non è normale che, sia pure a Pontida, queste cose le dica uno dei candidati più autorevoli ad essere il successore di Berlusconi alla presidenza del Consiglio, se Berlusconi dovesse abdicare o fosse costretto a farlo. Maroni, con le sue parole, ha perfino messo in difficoltà il presidente della Repubblica Napolitano: con quale vantaggio per se stesso e (anche) per la Lega?
Max Lodi
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