Pop: frizza «Born this way»
Semplicemente: Lady Gaga

«Born this way» è il seguito del best seller mondiale «The fame», l'album che ha proiettato Lady Gaga in una posizione privilegiata nel firmamento delle pop star, con vendite milionarie e stuoli di fan, da quel momento pronti a seguirla nelle sue continue oscillazioni verso la notorietà globale

a.cavalcanti

COMO «Born this way» è il seguito del best seller mondiale «The fame», l'album che ha proiettato Lady Gaga (New York, 28 marzo 1986) in una posizione privilegiata nel firmamento delle pop star, con vendite milionarie e stuoli di fan, da quel momento pronti a seguirla nelle sue continue oscillazioni verso la notorietà globale. Va da se che per il suo ritorno in scena, annunciato con largo anticipo e messo in pratica ormai un mese fa, si siano già utilizzati fiumi di inchiostro e pareri a cascata, equamente divisi tra estasiati sostenitori a spada tratta e irremovibili censori con bacchetta. L'impatto puramente pop di Stefani Joanne Angelina Germanotta sulla attuale scena musicale , è insindacabile, tanto da sembrare, per modalità, tempi, e contenuti molto simile a quello che fece esplodere una star chiave degli Ottanta come Madonna. Gli ingredienti per il duraturo successo sembrano esserci tutti, con buona pace di chi mal sopporta fenomeni di questa portata e vede come fumo negli occhi i provocatori atteggiamenti della Lady, ma la consacrazione, se consacrazione sarà, arriverà con il prossimo disco, quello che dirà se sarà veramente lei la Ciccone del futuro. Intanto possiamo parlare di un album che espone ancora una volta tutto il campionario della factory wharoliana della quale Gaga si è dotata ( come tutti ormai sanno Haus of Gaga esiste veramente e si occupa delle sue produzioni, dai concerti ai vestiti, sorta di collettivo tra arte e fashion) , i suoni sono un mix di dance, elettropop e rock, maturati in qualche anno di gavetta da una giovane aspirante diva che dopo gli studi classici al piano si è messa a scrivere hit per altri prima di trovare definitivamente la sua strada. Dell'esordio però si è perso l'effetto sorpresa, e di questi tempi, dove le canzoni pop dei grandi numeri si consumano a velocità supersonica, non è per nulla facile restare a lungo sulla sella del cavallo più fresco. Il look e gli atteggiamenti stravaganti fanno certamente notizia, così come l'impegno per cause sociali, ma saranno sempre le canzoni, alla fine, a decidere le sorti di una carriera partita con il botto. L'impressionante crescendo operato in passato da singoli che hanno strapazzato le classifiche e riempito le valigie dei dj di mezzo mondo, come "Just Dance", "Poker Face", "Paparazzi" e "Bad Romance", non sembra ancora essersi replicato scorrendo la scaletta di "Born this way". La velocità con la quale vengono sostituiti i brani in programmazione radiofonica è segno che la bomba di questo nuovo capitolo, che pure è presente nelle classifiche di molti paesi, Italia compresa, non è veramente esplosa del tutto. Dopo la title-track, puntare sulla provocatoria "Judas", non ha pagato il dovuto, e in rapida successione sono usciti "The edge of glory" e "Hair", in una strategia francamente difficile da comprendere perché i brani migliori del disco sembrano essere altri. Il rock sintetico di "Bad Kids" ad esempio ha il ritmo e le caratteristiche per elevarsi dal resto, oppure l'elettro pop con retrogusto eighties di "Highway unicorn (Road to love)". L'impatto iniziale con proclama di "Marry the night" sposa l'atmosfera delle lunghe notti passate a ballare nei club. Più coraggiosa l'elettronica "Government Hooker", il folk kitsch in quattro quarti di "Americano" è, invece, riconducibile alle sue origini italiane. «Quando scrivo le canzoni -ha dichiarato Lady Gaga - penso già agli abiti che indosserò interpretandole», quindi è lecito aspettarsi altre provocazioni in video da "Bloody Mary","Heavy Metal Lover" ed "Electric Chapel".
Fabio Borghetti

Musica

Lunedì 20 Giugno 2011

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