Cronaca / Cantù - Mariano
Domenica 18 Gennaio 2015
Posti per i disabili occupati
Furbetti anche in centro Cantù
Dopo il caso dell’ospedale si scopre che c’è chi non rispetta i divieti proprio davanti al Comune. Cinque i casi verificati in un’ora sola dal cronista e chi viene scoperto non si vergogna più di tanto
Ogni dodici minuti, nel pieno centro di Cantù, proprio all’esterno del municipio, un’auto parcheggia senza averne diritto sulle strisce gialle riservate ai portatori di handicap. È questo il bilancio di un’ora di verifiche in piazza Parini: ben cinque automobilisti ignorano il cartello che indica i posti riservati.
Vengono definiti da alcuni, con una semplificazione, “furbetti”. Perché, pur non essendo disabili, occupano i posti auto gialli con il simbolo della carrozzina. Sottraendoli a chi, invece, ne avrebbe bisogno. In questo caso, davanti alle poste centrali, dove i due parcheggi possono essere così occupati di rado dai disabili veri.
Ma, a differenza dei dipendenti dell’ospedale Sant’Antonio Abate - come si è visto nei giorni scorsi - gli abusivi del posto riservato a una categoria svantaggiata non sono medici o infermieri. Bensì semplici cittadini.
Qualcuno resta nelle strisce gialle senza farsi problemi anche per un quarto d’ora dal momento in cui è stato pizzicato come irregolare. Passa una pattuglia dei vigili, ma non controlla se le auto espongono il contrassegno disabili.
D’altronde lo ammette anche un ex ufficiale dei carabinieri, pizzicato anche lui a lasciare l’auto nel posto giallo: «Faccio in un attimo, devo prelevare con il Bancomat, e d’altronde qui la sosta momentanea è tollerata, non multano mai.».
Intanto è polemica sul caso del consigliere comunale delegato alla Sanità, lo psichiatra Michele Ramella, che sul caso dei posti riservati “scippati” in ospedale da medici e infermieri aveva invitato a soprassedere «perché si tratta di persone che salvano la vita alla gente». Da più parti, e non solo dai disabili, si chiede che il consigliere ritratti quanto ha affermato e chieda pubblicamente scusa.
Altre testimonianze sul giornale in edicola domenica 18 gennaio.
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