Processo Annone
Rinvio per Covid

Gli avvocati degli imputati hanno presentato un’istanzadi sospensione dell’udienza del 9 novembre per lockdown

La nuova udienza per il crollo del ponte di Annone, fissata per lunedì prossimo, 9 novembre, nell’auditorium della Camera di Commercio di Lecco, slitterà. Gli avvocati degli imputati, dei responsabili civili e di due delle parti civili, ossia Anas e Provincia di Lecco, hanno sottoscritto un’istanza al presidente della sezione penale del Tribunale Enrico Manzi, chiamato a giudicare la vicenda in ruolo monocratico, in cui si chiede un rinvio per questioni di opportunità legate all’attuale emergenza Covid-19, con le restrizioni decise dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte nel suo ultimo decreto. Le altre parti civili hanno fatto sapere che si rimetteranno alla decisioni del giudice.

Manzi ha già annunciato ieri mattina all’avvocato Stefano Pelizzari, che si è fatto portavoce della richiesta dei colleghi, che accoglierà l’istanza, tanto che ha già preannunciato che l’udienza, lunedì, si terrà nell’aula penale del Tribunale giusto per stabilirne il rinvio. Che si vada dunque direttamente alla prossima data in calendario, il 21 dicembre, o se ne verrà fissata un’altra intermedia, lo si saprà lunedì.

La richiesta degli avvocati è legata al fatto che al processo stanno partecipando legali provenienti da svariate parte d’Italia, non tutte omogenee alla Lombardia in quanto a rischio contagio.

Un’analoga richiesta era comunque stata avanzata alla fine dello scorso mese di maggio da uno degli avvocati di parte civile, Giorgio Perroni del Foro di Roma, già legale di Silvio Berlusconi e della parlamentare lecchese Michela Vittoria Brambilla, che nel procedimento del crollo rappresenta Anas, al gip Paolo Salvatore, in vista dell’udienza preliminare del 3 giugno.

L’avvocato aveva trascorso la “quarantena” legata al lock-down a Roma e ancora si stava attendendo una decisione del governo rispetto alla riapertura della mobilità tra regioni. Ma Salvatore aveva confermato l’udienza, organizzata in modo tale da rispettare tutti i requisiti del decreto Salva Italia e le norme di sicurezza nell’auditorium della Camera di Commercio, dove ora il dibattimento tornerà proprio per le stesse ragioni.

Una decisione, quella del gup, presa per evitare nuovi slittamenti, visto che il processo per la tragedia avvenuta alle 17.20 del 28 ottobre 2016 lungo la statale 36 è già partito “zoppo”, con la prescrizione a incombere su quasi tutti i reati contestati, nel decreto di chiusura delle indagini e della successiva richiesta di rinvio a giudizio, dal sostituto procuratore della Repubblica di Lecco Andrea Figoni e l’allora procuratore capo Antonio Chiappani. In sette anni e mezzo - infatti - sono fissati i termini di prescrizione per l’omicidio colposo, quindi potrebbe non esserci mai un colpevole per la morte di Claudio Bertini, l’insegnante di educazione fisica in pensione di 68 anni, residente a Civate. Lo stesso vale per le lesioni personali e il disastro colposo. L’unico dei reati per il quale non si corrono rischi prescrittivi è l’ipotesi di crollo di costruzioni, per la quale i termini sono raddoppiati, ossia 15 anni.

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