Prog: le Orme verso Oriente
affrontano «La via della seta»

Stavolta le Orme conducono a Oriente: è lungo «La via della seta» che il gruppo veneziano, portabandiera del rock progressivo italico, si è cimentato seguendo il concittadino Marco Polo a secoli da «Il Milione» e a sette anni dall'ultimo album «L'infinito»

a.cavalcanti

COMO Stavolta le Orme conducono a Oriente: è lungo «La via della seta» che il gruppo veneziano, portabandiera del rock progressivo italico, si è cimentato seguendo il concittadino Marco Polo a secoli da «Il Milione" e a sette anni dall'ultimo album "L'infinito". Già, perché i ben informati sanno che Michi Dei Rossi, batterista e ultimo fondatore rimasto, continua, nonostante una pesante defezione che non ha però minato la vitalità della band; con lui, dal 1990, è il tastierista Michele Bon, titolare dal '96 con "Il Fiume", disco del nuovo felice corso "mistico". Bon è per le Orme quello che Adrian Belew è per i King Crimson o Trevor Rabin per gli Yes: tra i migliori musicisti italiani, anche se non per palati plebei. Rimane in partita anche Fabio Trentini, bassista e chitarrista già apprezzato negli ultimi tour, e alla precitata defezione rimedia una delle più belle voci del rock italiano: Davide "Jimmy Spitaleri", cantante dei Metamorfosi, altri grandi del prog nostrano - ricordiamo i long playing "E fu il sesto giorno", "Inferno" e il recente "Paradiso" - siciliano di nascita e romano d'adozione, artista superbo e splendida persona. Se la squadra cambia ciò che contano sono i risultati, nel caso de "La Via Della Seta" ottimi. L'inizio, come gli altri recenti lavori delle Orme, è grandioso. Il piano di Federico Gava e il "chordal tapping" (accordi alla chitarra acustica, termine ampolloso per descrivere un effetto in realtà romantico e suggestivo) di William Dotto, altri due eccellenti nuovi arrivati, ne "L'alba di Eurasia", poi "Il romanzo di Alessandro" con il leit motiv del disco, e "Verso Sud". Il cantato di Jimmy è magico, la sua naturale enfasi operistica, perfetta per il disco, esalta e migliora anche il repertorio storico. Apertura sinfonica nei "Mondi che si Cercano": le rullate di Michi, il gusto di Michele Bon e i ricami pianistici di Gava, anche nella ripresa di "Verso Sud", che oscillano tra Keith Emerson e Lyle Mays. In "Una Donna" - ottimo l'assolo di hammond - "C'è foschia sulla via della seta / Io che vengo dall'Urbe Città" è il refrain-manifesto del prog italiano dell'Anno Domini 2011. I testi sono del paroliere Maurizio Monti (un titolo: "Pazza Idea" di Patty Pravo). In "29457, l'Asteroide di Marco Polo" ritorna il leit motiv nel disco, e il finale, ai più attenti, riecheggerà "La fabbricante d'angeli" (da "Contrappunti", 1974). "Serinde" è strumentale tipico delle Orme anni '90/2000 in cui timbri moderni e stile settantiano convivono. La ballata folk "Incontro dei Popoli" è nello stile di "Si può immaginare" dal precedente disco; inappuntabile, Spitaleri canta su un ritmo etnico venato di chitarra acustica e synth. "La Prima Melodia" è un folk rock che dal bel crescendo finale a cui segue lo strumentale, titolato "Xi'an-Venezia-Roma" anche se, volendo essere pignoli, all'epoca degli eventi citati dal disco la città si chiamava "Chang'an"; un tour-de-force di rock sinfonico, jazz-rock e un pizzico di new-prog. Emozionante la titletrack, con il cantato epico di Spitaleri e la marcetta finale che sembra "Memoirs Of An Official And A Gentleman" di Emerson, Lake & Palmer; emozionanti titoli di coda di questo viaggio in musica, reale e metafisico, attraverso differenze e similitudini tra i popoli. L'elegantissima confezione, scarlatta e ocra, è disponibile anche in vinile e, in serie limitata, in entrambi i formati. Le Orme, grazie alla "Via della seta", protraggono il primato di poter suonare in concerto brani non più vecchi di quindici anni senza alcun calo qualitativo. Per l'appassionato, l'ennesimo titolo indispensabile alla propria collezione.
Alessandro Casellato

Musica

Lunedì 11 Luglio 2011

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