Le scuole medie sono da riformare, iniziamo dall’esame: cancelliamo l’Invalsi. Cinquemila giovanissimi studenti comaschi questa settimana dovranno affrontare ben cinque prove scritte, oltre all’orale, prima di poter accedere alle superiori. L’importanza rituale ed educativa dell’esame di terza media resta, è cruciale: sarebbe però meglio fare poche cose, ma fatte bene.
I test costruiti dall’istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo d’istruzione, il famoso Invalsi, per esempio sono inutili e sarebbero da depennare. Anzitutto non hanno alcuna attinenza con il lavoro svolto durante l’anno, le misurazioni delle competenze ignorano del tutto la differenza tra le classi, è un frettoloso tentativo di omologare a livello nazionale tutto il variegato mondo della scuola . E’ un errore gravissimo: le valutazioni Invalsi non sono coerenti con i metodi di insegnamento usati tutti i giorni dai docenti e con il senso dell’esame di terza che deve valutare prima di tutto i processi e i percorsi. Ma se proprio vogliamo insistere con questo Invalsi almeno facciamolo in un altro momento dell’anno, non in quello tanto concitato dell’esame finale.
Adesso per i tredicenni è l’ora di dimostrare la capacità di muoversi tra le discipline, di argomentare una tesi in un tema, di comunicare in una lingua diversa, di risolvere un problema matematico, non certo di mettere qualche crocetta in un casellario. Tolto l’Invalsi l’esame delle medie sarebbe più snello e sostenibile: infatti il numero totale delle prove mi preoccupa meno della sua coerenza. E’ vero però che anche la seconda lingua, più spesso il francese, potrebbe tornare ad essere compresa nella prova orale, senza un ulteriore test scritto.
Moltiplicare gli esami crea ansia, complica il giudizio. Ripeto, poche prove fatte bene. Torniamo al classico: il tema di italiano, il problema di matematica e una lingua straniera. Tanto basta. Un numero eccessivo di test per altro sbilancia anche il voto finale, i cinque scritti fanno media aritmetica con la valutazione che i docenti hanno costruito nel corso dell’anno e nel triennio. Il curriculum dell’alunno invece è molto importante Ma l’esame di terza media non è da eliminare. Bisogna viverlo come una sfida, come un passaggio fondamentale della vita, non è da banalizzare come non è da caricare di tensione e angoscia. E’ un momento educativo, una competizione positiva, un confronto nel quale gli alunni devono provare a dare tutto. E’ come l’ultima partita da giocare in un torneo di calcio, non una mannaia che cala sulla testa, insegnanti e genitori trasmettano serenità a ragazzi e ragazze.
Se poi questo esame cambierà mai allora si pensi anche a riformare l’intero ciclo di studi. Il passaggio ai quattordici anni è delicato, la scuola deve ricalcare le tappe dello sviluppo del ragazzo, deve pensare ai bambini che diventano adolescenti e non forzare o modificare i tempi. La scuola dell’infanzia va bene, come i cinque anni delle primarie, ma le secondarie di primo grado dovrebbero essere accorpate con il biennio delle superiori. Solo dopo, da più grandi, si può scegliere una specializzazione, una strada, un lavoro.
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