Sono partite di mattina presto dalle loro case della Campania, da quella Terra dei Fuochi che ha ucciso i loro figli. Hanno gli occhi belli, come solo gli occhi delle madri possono essere. Ma non hanno lacrime; tutte versate, tutte consumate.
Non hanno rabbia, non alzano la voce, non inveiscono. Soltanto chiedono giustizia per quei bambini ammazzati dai veleni della camorra che hanno inquinato la terra, l’acqua, la vita stessa. Chiedono solo giustizia e sanno bene che non sarà facile. In questo Paese può accadere che per vent’anni vengano sotterrati veleni, che uomini senza anima e senza cuore si arricchiscano e che altri facciano finta di non vedere e che tutto questo avvenga in una maniera follemente facile. Ma è assai difficile che oggi, chi ha patito, sofferto ed ha pianto i propri figli morti, abbia giustizia.
Sono partite in pullman verso Roma per l’incontro con il Presidente della repubblica, Giorgio Napolitano. Nelle mani le foto di quei bambini, nel cuore una grande speranza, l’unica che gli è rimasta: non essere lasciate sole. Nessuno può condividere il dolore di una madre che perde un figlio in un modo così orrendo. Un dolore che toglie la voglia di sorridere, di vivere. Ma certo almeno qualcuno può condividere quel desiderio che non cali il silenzio sulla sofferenza di quei piccoli, su questa strage degli innocenti che non sembra scuotere più di tanto le coscienze dei politici.
Tonia aveva sei anni e mezzo, è spirata tra le braccia di sua madre ad agosto. Aveva un tumore al cervello. Ha scoperto di essere ammalata quando aveva poco più di due anni; per i successivi quattro non ha mai smesso di lottare. La chiamavano la leonessa, pronta a saltare, giocare, a cantare, pochi giorni dopo essere stata operata. Ha subito sette interventi, radioterapia e chemioterapia. Mai un capriccio, mai una lacrima. Semplicemente voleva vivere, voleva essere felice ogni minuto, ogni mezzo minuto. «Era un angelo-ha raccontato sua mamma- forse per questo Dio se l’è presa».
La foto di Tonia, insieme a quelle di tanti altri bimbi, le hanno portate a Napolitano ed hanno raccontato la sua e tante altre storie di dolore. Hanno ricordato quei mesi, quegli anni passati nelle stanze degli ospedali. Quei sorrisi di bambini che si affievolivano giorno dopo giorno. Al termine dell’incontro raccontano che il capo dello Stato si sia commosso fino alle lacrime e che con la voce rotta dall’emozione si sia dovuto interrompere e fermare per alcuni minuti. Napolitano ha promesso che farà tutto quello che è nei suoi poteri perché non cali il silenzio, perché l’attenzione resti desta e alta su quella Terra martoriata.
Le mamme hanno consegnato una lettera al capo dello Stato, come fosse scritta da quei figli che non ci sono più. «La nostra vita si è fermata troppo presto», c’è scritto. Uscita dal Quirinale una di quelle donne coraggiose ha risposto, quasi con dolcezza, alla domanda di un giornalista. «Cosa chiediamo? Giustizia e verità». Senza lacrime, senza odio. Semplicemente giustizia e verità. Facciamo in modo che ci sia una risposta.
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