L'intervento è stato eseguito all'inizio di marzo su Ayishztu, una ragazza di 15 anni originaria del Ghana e affetta da drepanocitosi, una seria malattia ereditaria del sangue in cui i globuli rossi presentano alterazioni dell'emoglobina, causando un fenomeno particolare definito di falcizzazione. Questi pazienti sono altamente predisposti all'insorgenza di trombosi, infezioni e crisi emolitiche (distruzione delle emazie che sono più fragili). Proprio a causa di questa patologia la paziente presentava la necrosi dell'anca e la necessità di essere sottoposta a intervento chirurgico con impianto di una protesi. Un intervento di routine ma, in questo caso, eccezionale e altamente a rischio vista la patologia iniziale della ragazza e di cui i medici non annoverano precedenti nella loro carriera. La bambina aveva inoltre sviluppato una grave allo immunizzazione (produce anticorpi che distruggono tutti i globuli rossi che le vengono trasfusi) e rende quindi pressoché impossibile eseguire su di lei trasfusioni di sangue, anche quando indispensabili, mettendo a grave rischio la sua vita.
“Questo intervento è stato reso possibile al San Gerardo grazie alla presenza, all'interno della medesima struttura, di una serie di eccellenze – hanno spiegato i professori Biondi e Zatti – Professionisti entusiasti e disponibili ad assumersi responsabilità vista la gravità della situazione. E' per noi motivo di grande orgoglio e soddisfazione lavorare in un ospedale dove vengono inviati casi estremi e complessi anche in ambito pediatrico”.
La paziente è stata sottoposta, prima dell'intervento, a una delicata preparazione. Per prima cosa le è stato somministrato il farmaco Rituximab, per ridurre la capacità dell'organismo di produrre anticorpi e consentire quindi di eseguire trasfusioni di sangue. Il giorno prima dell'intervento la ragazza è stata sottoposta alla procedura di erythroexchange (cambio pressoché completo di sangue) che permette di ridurre significativamente la quantità di globuli rossi che hanno l'emoglobina malata. E' una procedura messa a punto proprio all'ospedale San Gerardo dal dottor Paolo Perseghin e che richiede un lavoro molto importante e delicato per l'identificazione dei donatori più compatibili con la giovane paziente.
Dopo la fase preparatoria la ragazza è stata sottoposto all'intervento chirurgico con l'inserimento della protesi dell'anca. “Era un intervento ad altissimo rischio – ha commentato il professor Zatti – Con l'obiettivo di evitare il più possibile la perdita di sangue”. L'intervento, durato due ore, ha visto l'impianto di una protesi standard di piccola misura in titanio e tantalio. La fase post operatoria è durata tre settimane alla quale seguirà un periodo di riabilitazione ortopedica. La paziente, grazie all'intervento, è ora in grado di camminare.
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