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Sabato 25 Aprile 2009
"Il 25 aprile festa di libertà"
Lite: "Liberazione non si tocca"
Il primo 25 aprile di Silvio Berlusconi è all'insegna della richiesta di comprenmsnione e pietà per chi si battè dalla parte sbagliata. E il premier vorrebbe che d'ora in avanti il 25 aprile fosse festa di libertà. Secco no dall'opposizione
E' la prima volta che celebra il 25 aprile ed è evidente che ha intenzione di farlo con parole ragionate. E quello che il presidente del Consiglio dice è che i tempi sono maturi perché la Festa della Liberazione "diventi festa di libertà", che "la Resistenza è un valore fondante della Costituzione", che bisogna avere rispetto per tutti i combattenti, fossero essi partigiani o repubblichini, perché questo non vuol dire essere neutrali.
Berlusconi sceglie Onna per il suo 'battesimo' della Liberazione, cittadina che oggi è stata ferita dal terremoto e che 64 anni fa lo fu dalla strage di civili fatta dalla Wermacht in ritirata. Prima di volare in Abruzzo, però, il premier si reca all'Altare della Patria per rendere omaggio insieme alle alte cariche dello Stato al milite ignoto.
Ed è passeggiando di ritorno dal Vittoriano che il presidente del Consiglio anticipa la sua posizione nei confronti dei repubblichini, verso cui -dice - bisogna avere "pietà" perché combatterono "in buona fede" seppure per una "causa persa". Ed è sempre durante il bagno di folla, tra una battuta e una stretta di mano, che il premier fa quell'apertura all'equiparazione tra reduci di Salò e repubblichini che scatena le critiche dell'opposizione e l'altolà del segretario del Pd, Dario Franceschini. "Su questo tema rifletteremo", risponde il premier parlando di una legge depositata in Parlamento.
Arrivato a Onna, però, Silvio Berlusconi riprende in mano le pagine scritte. Il tono è quello delle grandi circostanze, il messaggio di quelli meditati. Un discorso di venti minuti in cui trova spazio anche il ricordo personale del padre costretto a stare lontano e della madre obbligata a badare da sola alla famiglia.
Il premier spiega che dalla "parte sbagliata", quella dei repubblichini, c'erano delle persone in buona fede così come "dalla parte giusta", quella dei partigiani, ci fu chi "commise errori e colpe". "Ricordare con rispetto tutti i caduti, anche quelli che hanno combattuto dalla parte sbagliata sacrificando la propria vita ad una causa già perduta - ha affermato Berlusconi- non è neutralità nè indifferenza". Il presidente del Consiglio sottolinea poi che la "Resistenza è un valore fondante" dell'Italia, e lancia un invito a riflettere non solo sul passato ma anche sul futuro: "64 anni dopo la Liberazione e venti anni dopo la caduta del muro", esorta, si può "costruire finalmente un sentimento nazionale unitario" e "farlo tutti insieme, quale che sia l'appartenenza politica".
Il premier è convinto che i tempi siano maturi "perché la Festa della Liberazione possa diventare festa di libertà" lasciando da parte contrapposizioni e polemiche. Anzi, "festa di tutti gli italiani che amano la libertà e che vogliono restare liberi". Poi suggella così la sua prima volta: "Viva questa festa, viva la festa della libertà riconquistata".
Ma le parole di Berlusconi, invece di sopire hanno alimentato le polemiche. Proprio il riferimento alla festa della libertà ha messo i Democratici e la sinistra sul chi va là.
"La Festa della Liberazione si chiama così, si chiamerà sempre così. Quel nome non si tocca" ha replicato il segretario del Pd Dario Franceschini ha risposto ai microfoni di Radio Popolare all'idea suggerita da Berlusconi di ribattezzare la festa del 25 aprile.
"Quel nome l'hanno deciso i nostri padri e non si tocca - ha detto Franceschini - la festa della libertà deve essere tutti i giorni per gli italiani, ma il 25 aprile continuerà a chiamarsi festa della Liberazione". Franceschini ha inoltre chiesto a Berlusconi un atto concreto che faccia seguito alla sua partecipazione al 25 aprile: ritirare la proposta di legge che equipara fascisti e partigiani.
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