Oltre trentamila giovani
da tutto il mondo
L’augurio di Mattarella
e il lavoro per la pace
Molto più di una vacanza. Sì perché il viaggio in Giappone in occasione del 23esima edizione del raduno mondiale (in gergo scout il jamboree) è stata un’esperienza che lascerà a lungo il segno. C’erano oltre 30mila ragazzi provenienti da tutto il mondo, per costruire insieme “uno spirito di unità”, come recitava lo slogan dell’edizione che si è conclusa alcuni giorni fa. Tre di loro abitano in provincia di Como, si tratta di Gabriele Gandini di Tavernerio, Rachele Borsani di Brunate, Simona Poltronieri di Capiago Intimiano (nella foto c’è anche Andrea Gatti, residente nel Pavese).
Il contingente italiano, alla partenza, ha ricevuto l’augurio di buon viaggio dal presidente Mattarella, che ha accolto una delegazione al Quirinale, evidenziando «l’esigenza di ritrovare le ragioni vere e piene della convivenza insieme, del sentirsi concittadini dello stesso Paese, della stessa comunità». Prima di riunirsi nella vera e propria “jam”, gli scout sono stati ospitati per tre giorni da famiglie giapponesi, per vivere la cosiddetta “Home hospitality”. Ed è stato sicuramente il momento più ricco, dal punto di vista umano, e più formativo perché i ragazzi hanno dovuto misurarsi con una cultura tanto diversa dalla loro. Le attività del Jamboree si sono articolate in diverse categorie: quelle del “Global development village”, che hanno avuto lo scopo di lavorare su ambiente e prevenzione dei disastri naturali; quelle culturali, per avvicinare, in particolare, gli usi giapponesi; e poi, ancora, quelle scientifiche, le visite turistiche a 19 città della provincia di Yamaguchi, le attività naturalistiche e quelle attività dedicate alla pace, che si sono svolte in parte presso il campo, in parte al Museo della pace di Hiroshima.
La scelta del Giappone è caduta del resto nel 70esimo anniversario delle tragedie di Hiroshima e Nagasaki. Fu la prima bomba atomica ad essere utilizzata in un conflitto militare, esplose ad un’altitudine di 576 metri e provocò circa 60.175 morti saliti a 100mila negli anni seguenti a causa delle radiazioni con 180mila persone sfollate ed alcune poi morte, negli anni successivi, per le radiazioni.
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