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Lunedì 08 Marzo 2010
Rocker, a 50 anni Ligabue
si regala un nuovo cd di inediti
Luciano Ligabue, nell'anno delle sue cinquanta candeline, si farà un regalo speciale: un nuovo album di inediti entro l'estate. A cinque anni da «Nome e cognome»
Che avrebbe dovuto lottare, Luciano l'ha dovuto capire fin da subito: contro il cordone ombelicale che gli avvolgeva il collo durante il parto, contro una pertosse diventata peritonite pochi mesi dopo, e deve pure scontrarsi con un errore medico durante un intervento alle tonsille che gli provoca un'emorragia interna, ma gli lascia quella voce inconfondibile. In fondo, se non fosse per i 14 tra album e raccolte (senza contare i singoli, le cover e le collaborazioni), per i due film, i 51 premi (tra musica, letteratura e cinema), per i tre libri (un romanzo, un libro di racconti e una raccolta di poesie) e per tutti i record infranti (basta citare il maxi concerto di Campovolo per festeggiare i 15 anni di attività con 180mila spettatori paganti), Ligabue sarebbe soltanto un cinquantenne che ha «ancora la forza di chiedere anche scusa e fare la partita giocando fuori casa e dirvi che, comunque, la mia parte ve la voglio garantire». Ma è esattamente quello che è, come dice nelle sue canzoni e come ripete davanti ai fan: nei club, nei teatri, negli stati, all'Arena di Verona (primo artista rock a suonare con l'orchestra). Perché Ligabue è esattamente uno con «ancora la forza di guardarmi attorno, mischiando le parole con due tre vizi al giorno, di farmi trovar lì da chi mi vuole sempre nella mia camicia». È sempre rimasto nella sua Correggio, piccolo borgo («o piccola città eterna» come piacerebbe a lui) nella bassa padana che ha impresso nelle immagini di "Radiofreccia". Il suo primo concerto (nella foto piccola tratta da "Sulla sua strada"), il 9 luglio del 1981, è stato proprio nel suo paese, alla festa dell'Unità. Poi ha fatto i lavori più disparati fino al "Terremoto Rock" del 1988 che lo porterà al suo primo concerto con i ClanDestino il 9 luglio (forse non è un caso) 1989 e ad incidere, nel 1990, "Ligabue" con quella "Non è tempo per noi" che sarebbe diventata l'inno di una generazione e con la copertina fitta di citazioni (da Tom Waits a Bob Dylan, passando per nonna Ermelina perché le radici e gli affetti non si dimenticano). È una raffica di concerti in tutta in Italia, in tutte le città (grandi e piccole), su e giù dal palco con quel "neverending tour" che si concluderà solo tre anni dopo. Pubblica subito il secondo album ("Lambrusco coltelli rose & pop corn") mentre il 1993 con il più crudo e intimista "Sopravvissuti e sopravviventi" è costretto a fare i conti con la crisi anche se "Ho messo via" resterà per sempre una delle sue canzoni più amate dai fan. Soffrire, insomma, ma da buon interista ci è abituato. E dopo "A che ora è la fine del mondo?" del '94 deve aspettare solo l'anno successivo per il trionfo con "Buon compleanno Elvis" e con "Certe Notti" indicata come la miglior canzone degli anni Novanta e che continua a far sognare. Da lì è tutto in discesa, ma Ligabue non si accontenta: "Radiofreccia", "Miss Mondo", "Fuori come va?", "Nome e cognome" a cui si aggiungono le raccolte con inediti ("Su e giù da un palco", "Giro d'Italia", "Primo tempo", "Secondo tempo", "Sette notti in Arena"), i film, i libri, impegni nel sociale e perfino un posto da giurato al Festival del Cinema di Venezia.
Gli ultimi vent'anni sono stati questo per Ligabue. I primi cinquanta per Luciano, invece, si trovano nei testi delle sue canzoni. C'è la paura, la nostalgia, la rabbia, la delusione, i tradimenti. C'è la ribellione e la forza. C'è il dolore e la malattia. C'è la vita con tante domande e davvero poche risposte. C'è l'amore. Ci sono i sogni a cui aggrapparsi e quelli infranti. Ci sono i ricordi pieni di polvere e i rimpiattini. Ci sono le illusioni, le botte d'allegria, i lividi, le ferite, i sorrisi, le lacrime. C'è l'Inter. C'è il cielo contro cui urlare o a cui affidarsi. Ci sono certe notti.
Gisella Roncoroni
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