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Martedì 13 Gennaio 2009
Rumi ricusa il giudice
e al Sant’Anna chiede pure i danni
L’ex primario, da mesi assente dal lavoro perché malato,
ieri era in tribunale per presentare il conto all’ospedale
A scatenare l’ira dell’ex primario di chirurgia A (condannato in primo grado per sette omicidi colposi) contro il giudice, Beniamino Fargnoli, è stato - tra l’altro - l’articolo pubblicato dal quotidiano <+G_CORSIVO>La Provincia<+G_TONDO> in cui si dava notizia del ricorso contro il Sant’Anna. Un’anticipazione che non è piaciuta a Rumi e al suo avvocato i quali se la sono presa con l’ufficio del giudice del lavoro chiedendo una ricusazione che, in realtà, non c’è stata. Perché, giocando d’anticipo, Fargnoli si è astenuto adducendo quale motivazione l’essersi già pronunciato la scorsa estate, in un provvedimento d’urgenza, su uno degli oggetti a contendere tra il chirurgo condannato e il suo datore di lavoro.
Il fascicolo è così passato al giudice Barbara Cao che, ieri mattina, ha aperto l’udienza, tentato - invano - una conciliazione e sentito i testimoni di parte. Per il professore pavese gli ex coindagati (poi prosciolti) nel fascicolo per le morti sospette in corsia, ovvero Massimo Brenna e Giuseppe Acquistapace. Per l’ospedale il direttore sanitario, Laura Chiappa e il direttore del dipartimento amministrativo, Erasmo Salemme.
Tre i punti su cui il giudice è chiamato a pronunciarsi. Il primo: la richiesta di Rumi di ottenere il rimborso dal Sant’Anna di 900mila euro per spese legali sostenute per difendersi. Il contratto di lavoro, infatti, prevede che quei costi siano messi in carico al datore di lavoro in caso di proscioglimento. Presto gli omicidi colposi per cui il chirurgo è stato condannato cadranno in prescrizione, la quale - senza un giudizio nel merito - non equivale a un’assoluzione.
Il secondo: la richiesta del pagamento degli stipendi arretrati. Durante gli anni di sospensione dal servizio, infatti, Rumi ha ricevuto "solo" il 50% della paga. Ora pretendere il restante 50%, per un esborso per il Sant’Anna che ammonta sui 3/400mila euro. Infine: il riconoscimento dei danni patiti a causa del demansionamento del primario, che da primavera scorsa avrebbe dovuto occupare l’incarico di responsabile dei servizi ambulatoriali dell’azienda ospedaliera ma che, da allora, è costantemente in malattia.
Ieri, a dispetto della malattia, Rumi era presente all’appuntamento con il giudice del lavoro. Al termine dell’udienza l’avvocato del medico ha presentato istanza per una consulenza tecnica, che dovrebbe valutare il danno patito dal suo assistito. Su questa richiesta il giudice scioglierà le riserve il 26 gennaio prossimo.
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