Sacripanti: «La mia nuova Cantù
è un ottovolante. E se esplode...»

CANTÙ

Come si sente Pino Sacripanti (nella foto) ora che la prima sua creatura è venuta alla luce?

«In realtà si tratta del secondo parto visto che già l’anno scorso allenavo a Cantù

».

Sì, ma un conto è iniziare con un tot di giocatori che già si trovava in casa, altro è farlo ripartendo praticamente da zero e avendo ampia facoltà di scelta (budget permettendo, naturalmente). «

In effetti c’è un fondo di verità perché stavolta non c’erano vincoli».

E così ha potuto costruire una squadra a sua immagine e somiglianza.

«Sarebbe a dire?».

Neri, gente che zompa, che va di corsa, talenti in divenire e potenziali scommesse che lei ama allenare.

«Un momento. Avessi potuto permettermelo avrei preso dieci europei di fascia alta. Ma ciascuno di loro ci sarebbe costato quanto metà della squadra che abbiamo allestito».

Cosa vede in questa squadra?

«Intravedo un mix molto spiccato di atletismo e forza fisica, elementi sempre più rilevanti in questo basket. Scorgo una base di giocatori con accentuate potenzialità sia fisiche, sia tecniche, sia di talento. Temo che, soprattutto all’inizio, pagheremo la pressoché totale inesperienza di questo gruppo.

E c’è una considerazione che mi sta a cuore».

Dica pure. «

Chi vince lo scudetto c’è già (Milano, ndr) e allora piuttosto che vivacchiare e fare il nostro bel campionatino abbiamo optato per una squadra ad alto tasso di rischio. Che può esplodere, migliorando un sacco e che intanto può già mettere il corpo contro avversarie sulla carta più forti»

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L’intervista integrale nell’edizione de La Provincia in edicola sabato 9 agosto

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