La domanda delle cento pistole è: che senso ha essere andati in serie B se poi rischi di giocare metà della partite casalinghe in trasferta? A oggi lo scenario appare questo: il Como a Novara dall’inizio del campionato fino a dicembre quando finalmente il Sinigaglia dovrebbe essere stato adattato alle normative.
Ad oggi sembra un’ipotesi di Fantacalcio, anche perché ciò che andrà fatto allo stadio nel dettaglio ancora non lo si conosce. Allora, ed è la domanda delle duecento pistole: perché circolano (ed è vero) certe voci. Viene il dubbio che a pensar male, andreottianamente, ci si azzecchi. Sarà mica che si sta facendo strada in città l’idea che sì è bella la promozione, ma avere la zona lago un sabato sì e uno no blindata per garantire la sicurezza delle partite, insomma è un bel fastidio. Che poi magari c’è il rischio che non si riesca proprio del tutto a garantirla questa sicurezza. Meglio affidarsi a chi, i novaresi appunto, è più abituato a farlo avendo ricordi di serie B e anche A molto più freschi dei nostri dopo 11 anni di disabitudine.
Il punto è anche questo. Vivere di ricordi può essere bello, ma rischia di offuscare la realtà. Il Como in B, tanto per fare un esempio, siamo abituati, noi che abbiamo daje vu in bianconero come una consuetudine. La cadetteria è la casa del Como si è detto spesso. Ma ci si dimentica che nelle ultime occasioni gli azzurri sono entrati in casa senza neppure togliere il cellophane dai divani. Le B più recenti sono state solo un transito tra la C e la A o, ahinoi, viceversa. E purtroppo la categoria più conosciuta dalle nuove generazione è la terza. Un esempio per dire anche che i ricordi delle orde di tifosi ospiti che invadono Como non sono più attualizzabili. Tessere del tifoso e dosi massicce di serie B in tv (per noi del bianco e nero c’era solo la sintesi di un tempo delle 18,15 di domenica) hanno ridotto in maniera drastica i viaggi. Il teleschermo ci svela crude immagini di stadi cadetti deserti o quasi.
Spunti su cui riflettere. Il fatto che società (al di là degli eventi tellurici di questi giorni) e Comune concordino con fermezza sull’idea di tenersi in Sinigaglia con tutte le partite e un buon punto di partenza. Ma non basta. La città deve convincersi che il Como in serie B è una risorsa con un valore maggiore dei disagi di due sabati pomeriggio al mese con una parte del lungolago a traffico pedonale e veicolare limitato e qualche coda nella zona. Se i problemi ci sono, e ci sono, tutti assieme dobbiamo darci da fare. Magari sarà più facile risolverli. Forse è impossibile ma il sogno del Como in serie B potrebbe continuare se la squadra potesse debuttare nella categoria con il lago e le montagne negli occhi dei tifosi assieme alle maglie azzurre. E comunque limitare il più possibile i viaggi forzati in Piemonte.
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