Io penso positivo perché son vivo e finché son vivo, niente e nessuno al mondo potrà fermarmi dal ragionare». Testo e musica di tal Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, non propriamente il mio genere di artista preferito ma capace col passare degli anni di una metamorfosi sorprendente; essendo quasi coetanei, lo ricordo agli esordi, coincidenti con le tv commerciali. Preambolo per dire che cambiare si può, si deve, bisogna sforzarsi, dobbiamo farlo per noi, per i nostri figli; assistiamo impotenti al declino del Paese e magari ci chiediamo: cosa possiamo fare? Ci stanno sfinendo con i loro giochetti, siamo esausti e provati dal lungo assedio portato con ogni mezzo alle nostre menti, loro se ne giovano. Rassegnazione e scarsa partecipazione ci rendono più controllabili, ma come reagire? Pensare positivamente magari ora è dura ma si può fare, pensare col cervello e non col ventre, non dare ragione a chi urla di più, pensare che peggio di così non può andare, pensare che anche gli imperi, da Roma in poi, finiscono sempre così, pensare che un'alternativa politica verrà. Pensare, informarsi, leggere, capire si può fare; certo occorre impegno, sicuramente può essere più comodo e rilassante ad esempio un notiziario con un quarto d'ora di volgarità in parata, ma dobbiamo avere uno scatto d'orgoglio per noi stessi e il nostro avvenire.
Luca Cattaneo
Per pensare positivo bisogna essere educati a farlo. Non capita in virtù d'una naturale predisposizione a farlo, dipende da come ci viene insegnato a vivere. In famiglia, a scuola, sui luoghi dello svago e del lavoro. Eccetera. I modelli di comportamento sono tutto, e la loro diffusione dipende - se mi concede la poco bella immagine - dalla rete distributiva della società. Quale sia oggi questa rete distributiva, lo vediamo. Distribuisce il peggio che potrebbe distribuire, e i modelli di comportamento cui ci dovremmo riferire sono in minoranza, spesso trascurati, non di rado irrisi. Il recupero va fatto lì. Non a caso la Chiesa, che ha la vista lunga, ha deciso di dedicare tutte le sue energie nel secondo decennio degli anni Duemila all'educazione. Non solo dei giovani. Anzi, prima degli adulti e poi dei giovani. Per gli adulti, un ceffone sonoro. Gli adulti, in questo passaggio storico, somigliano in gran parte a coloro che Victor Hugo descrisse nei Miserabili: gente che, quale che sia l'atteggiamento esteriore del corpo, ha l'anima in ginocchio. Sotto le ginocchia, sta la dignità. Senza la dignità, che pensieri positivi vogliamo insegnare?
Max Lodi
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