Nel mondo Como ha trasmesso un’immagine unica legata alla qualità. Anche per questo motivo avere un lago meraviglioso come il nostro in queste condizioni non è più tollerabile. E sono molto contento del fatto che la popolazione del territorio cominci a ribellarsi e a far sentire la sua voce.
Ecco perché anch’io ho aderito volentieri alla campagna lanciata da “La Provincia”: con queste cartoline firmate e raccolte tra la gente si è dato a mio parere un segnale importante. È giusto agire a tutti i livelli per sensibilizzare chi ha il potere necessario a risolvere questo problema. Anzi, per chiamarla con il suo nome, questa situazione indecorosa.
Noi imprenditori lo sappiamo bene. Quell’immagine di cui parlavo all’inizio, è stata conquistata da Como, dalla Brianza, dalle sue imprese anno dopo anno con sacrifici e determinazione. Grazie a questi sforzi Como all’estero significa più che mai qualità, significa eleganza e il suo nome porta con sé caratteristiche preziose: queste ultime sono state trasmesse attraverso i suoi prodotti più apprezzati a partire dal mondo dell’arredo a cui appartengo e senza dimenticare il tessile e la moda. Al Salone del Mobile di Milano il Distretto brianzolo ha un’importanza fondamentale e attirano gli sguardi con particolare forza i suoi stand. Oltre confine vogliono vivere secondo lo stile del made in Italy, perché sanno quanto sia speciale anche grazie a noi e al nostro lavoro.
Come ho già avuto modo di sottolineare, in una nazione povera di materie prime è stata la genialità del nostro popolo a fare la differenza. La capacità di realizzare creazioni meravigliose iniziata nel Rinascimento con i grandi maestri ci ha permesso di sviluppare una sensibilità al bello e al fare bene che ci distingue ancora oggi. E quindi questo è diventato il nostro vero patrimonio. Perché tutti possono avere macchinari, ma la creatività che sta dietro, che sta all’origine delle produzioni è tutta nostra e nessuno è in grado di imitarci.
Un discorso che vale ancora di più per il Lario e per la nostra Brianza appunto. Anche noi della Poliform, presenti in più di settanta Paesi, portiamo ovunque un saper fare che nasce qui, nella nostra terra.
E come si concilia questa immagine positiva con il lago negato? Con lo spettacolo triste che si è venuto a creare nel tempo nella città di Como? Rischiamo davvero di compromettere la nostra bellezza agli occhi del mondo ed è un rischio che non ci possiamo permettere, oggi ancor meno.
Il nostro paesaggio, la bellezza che sboccia quotidianamente nelle nostre aziende, il patrimonio culturale che Como può vantare: in nome di questi nostri gioielli non possiamo aspettare oltre. Non possiamo stare a guardare, mentre anno dopo anno i turisti arrivano e ritrovano il lungolago in condizioni simili.
Per questo raccolgo l’appello del giornale e volentieri mi unisco alla campagna, come hanno fatto i comaschi innamorati del loro lungolago. Rivogliamo la bellezza che ci è stata tolta e chi può farlo deve intervenire subito. Per il bene di Como e della stessa Italia, perché sarebbe un segnale importante per il Paese capace di incantare il pianeta con il suo amore per la bellezza.
*titolare della Poliform e presidente di Assarredo© RIPRODUZIONE RISERVATA