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Martedì 13 Dicembre 2022
Sette domande al campionato del Como
L’analisi Alzi la mano chi domenica non ha sentito un “driiiin” nella testa: la sveglia su una situazione pericolosissima
A riportare i fatti nella fredda cronaca, domenica il Como penultimo, con fuori mezza squadra, ha perso 1-0 con la seconda in classifica grazie a un rigore che nel calcio delle persone normali non sarebbe mai stato dato. Eppure alzi la mano chi domenica non ha sentito un “driiiin” nella testa: la sveglia su una situazione pericolosissima, e la certezza che il destino sarà quello di lottare per salvarsi. Ecco le domande che abbiamo posto al campionato del Como per capire cosa non va.
1. Cosa ha sbagliato Longo domenica?
Un errore e mezzo. Mezzo, quello di schierare un tridente stanco, sganciato dal resto della squadra. Ma Longo ci ha tappato la bocca perché nella ripresa il Como è stato competitivo, anzi più pericoloso della Reggina. L’errore, invece, è stato non rispondere subito ai cambi di Inzaghi, spezzando il ritmo a una squadra che aveva cambiato passo con gli ingressi di Rivas, Menez, Fabbian e Canotto. Mano o meno di Bellemo, il Como la partita l’ha persa lì. Con l’attenuante che la panchina azzurra no aveva altrettanta qualità.
2. Quanto vale il tridente del Como?
Bella domanda. Schierato tre volte, per due partite di seguito non ha segnato. Con errori di mira curiosi, a Palermo e con la Reggina, viste le qualità (ipotetiche) dei tre. Purtuttavia la partita dove sono piaciuti di più è stata Palermo, perché quando dialogano sono capaci di creare pericoli. Poi però va buttata dentro.
3. A che punto siamo con Ambrosino?
Longo ha spiegato facendo capire che il ragazzo non era sin qui diligentemente portato anche alla fase difensiva e che forse era anche fisicamente da rimettere in forma. Ok. Però adesso il ragazzo va almeno provato. Sì, su questa cosa ci siamo un po’ fissati, ma a questa squadra manca un po’ di sfrontata gioventù, di irriverenza, di follia di cui sono ricche spesso le squadre di serie B.
4. Cosa preoccupa di più della situazione del Como?
La classifica. Non tanto per la posizione (penultima) o per la distanza dalla salvezza (tre punti), ma per la difficoltà oggettiva, visti organici e rendimenti, di trovare quattro squadre retrocesse. Poniamo il caso che Perugia e Cosenza siano due indiziate, la notizia è che Venezia, Palermo e Benevento si sono svegliate e che adesso la corsa andrebbe fatta su Cittadella e Modena, che qualche valore ce l’hanno. Di converso conforta il fatto che nelle ultime partite solo la Reggina si è rivelata superiore nel gioco, mentre squadre come Ascoli e Bari, pur di altra classifica , no.
5. Gli errori del mercato quanto pesano?
A vederla da qui, un bel po’. Il centrocampo ipotizzato in estate non c’è. Su Fabregas è stato commesso l’errore di presentarlo in pompa magna, quando invece sarebbe stato meglio non creare aspettative. Anche su Baselli qualcosa non torna. Su Mancuso, Faragò e Cutrone il giudizio è in sospeso. Positivi sono solo Ghidotti e Odenthal. Poi c’è tutta la questione degli infortuni in serie, a naso solo in parte addebitabili alla sfortuna.
6. La società dov’è?
Che non ci fosse la possibilità di parlare con il Ceo Wise, quando le cose andavano bene, già era una cosa incomprensibile. Figuriamoci quando vanno male. Stanno venendo a galla le magagne di una gestione a distanza, senza l’uomo forte al campo e con tutti che pendono dalle labbra di Wise, terrorizzati. Nessuno parla, nessuno reagisce, nessuno dice nulla. Sembra il Titanic in viaggio verso l’iceberg con l’orchestrina che va avanti a suonare la sua musica.
7. C’è una buona notizia?
Sì, fuori dallo stadio. Domenica è stato dimostrato che con una organizzazione attenta e capillare, una partita come Como-Reggina non deve spaventare. Tutto è filato liscio, e se fosse andata così anche con il Bari siamo pronti a scommettere che le casette di Natale non sarebbero state chiuse. Il che riporta il dibattito sullo stadio nei binari del buon senso. Ammesso che l’argomento sia credibile. A dicembre doveva arrivare il progetto da presentare al Comune, ma non se ne hanno notizie.
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